In Montenegro si vota per le presidenziali, Djukanovic favorito
MondoSecondo i sondaggi il favorito è il leader del Partito democratico dei socialisti, Milo Djukanovic, che ha già ricoperto il ruolo una volta ed è stato premier per sei mandati. Lo sfidante più accreditato è l’indipendente Mladen Bojanic
L’intramontabile Milo Djukanovic, eletto sei volte premier e una presidente, è considerato il favorito per le elezioni presidenziali in Montenegro, che il 15 aprile chiameranno alle urne gli abitanti del piccolo Paese balcanico. Leader del Partito democratico dei socialisti (Dps), che al momento esprime sia il capo del governo che il presidente uscente (Filip Vujanović), Djukanovic può contare sulla frammentazione politica dell’opposizione che non è riuscita convogliare le forze su un unico candidato. "Sono convinto che potremo vincere già al primo turno - ha dichiarato nei giorni scorsi ai media locali - in modo da impiegare poi tutte le nostre energie per affrontare le nuove sfide e contribuire all'ulteriore sviluppo della democrazia e dell'economia del Montenegro". Il candidato del Dps si è candidato alla presidenza dopo una breve assenza da ruoli istituzionali. Il cinquantaseienne Djukanovic, infatti, ha dominato la scena politica montenegrina fin dalla disgregazione dell'ex Jugoslavia ed è considerato l’artefice del posizionamento del Paese a Occidente e dell’affrancamento da Mosca. A contendergli la carica saranno sei candidati, il più quotato dei quali è Mladen Bojanic, indipendente ma sostenuto da molti dei partiti d'opposizione.
Primo turno
Nel caso in cui, il 15 aprile, nessuno dei candidati dovesse raggiungere la maggioranza del 50% più uno dei voti, i due più votati si sfideranno nel ballottaggio previsto 14 giorni dopo, il 29 aprile. Il presidente montenegrino rimane in carica per 5 anni e viene eletto a suffragio universale. Tra i temi principali della campagna elettorale c’è stata la politica estera e la sicurezza. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ha assunto particolare rilevanza nell’opinione pubblica la vera e propria guerra in corso nei Balcani occidentali tra organizzazioni criminali per il controllo dei traffici di stupefacenti e di armi. In questi mesi l’opposizione ha duramente criticato l’esecutivo che è sostenuto dal partito di cui Dukanovic è il leader. Da par suo il candidato del Dps, nel caso di elezione, ha promesso tolleranza zero nei confronti della criminalità organizzata. Il principale sfidante, Mladen Bojanic, però negli scorsi giorni ha dichiarato alla stampa locale: "Non può trovare la soluzione – parlando di Dukanovic - perché ha creato lui l'instabilità e il caos a cui assistiamo nelle strade del Montenegro".
Djukanovic favorito
Secondo un sondaggio del Centro per la democrazia e i diritti umani (Cedem), pubblicato lo scorso 29 marzo, Milo Djukanovic può contare sul 50,6% di consensi alle prossime elezioni presidenziali. Per l’istituto di ricerca lo sfidante più accreditato è l'indipendente Mladen Bojanic che, grazie al sostengo di molti partiti di opposizione, avrebbe l'appoggio del 35,5% degli elettori. Tra coloro che correranno per la presidenza, c’è anche Draginja Vuksanovic, la prima donna candidata presidente, che potrebbe contare sui favori del 7,9% dell'elettorato.
L’Ocse monitora le elezioni
Per monitorare le elezioni presidenziali, nel Paese balcanico, sotto l’egida dell’Organizzazione per la Sicurezza e a Cooperazione in Europa (Osce), è arrivata una missione di osservatori internazionali. Compito del team sarà quello di vigilare sulla regolarità del voto, anche a fronte delle accuse dei procuratori montenegrini, secondo i quali, il tentato golpe del 2016 contro il presidente e il primo ministro sarebbe stato organizzato da un gruppo di nazionalisti serbi e agenti russi per impedire al Montenegro di aderire alla Nato.
Unione europea e Nato
Il piccolo Paese balcanico lo scorso giugno, infatti, è entrato a far parte dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (Nato), e da alcuni anni è impegnato nel negoziato di adesione all'Unione europea. L'ingresso nella Ue è previsto nel 2025, ma Dukanovic durante la campagna elettorale si è impegnato ad ottenerlo entro 5 anni. Prima, però, il Paese dovrà adempiere una serie di punti emersi dal dossier di adesione come: un maggiore contrasto alla criminalità, alla corruzione, al nepotismo e una riforma sostanziale dello stato di diritto.