Crimini contro l'umanità, condanna a 10 anni per il serbo Seselj

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Vojislav Seselj in una foto d'archivio (Getty)

Il Meccanismo giudiziario Onu subentrato al tribunale dell'Aja ha ribaltato la sentenza di primo grado per il leader nazionalista. Era accusato di persecuzione, omicidio e tortura nel conflitto in ex Jugoslavia. Non andrà in carcere essendo già stato 12 anni in prigione

L’ex leader ultranazionalista serbo Vojislav Seselj è stato condannato in appello a 10 anni di reclusione per crimini contro l’umanità dal Meccanismo giudiziario dell'Onu, subentrato al Tribunale penale internazionale dell’Aja. La corte ha rovesciato in parte la sentenza di assoluzione in primo grado. Seselj era accusato di persecuzione, omicidio e tortura durante il conflitto nell'ex Jugoslavia negli anni '90 e nel 2016 era stato prosciolto da nove accuse. Ma poiché ha già trascorso una dozzina d'anni in prigione, dopo essersi consegnato in Olanda al Tribunale penale internazionale nel 2003 e prima del suo ritorno a Belgrado nel 2014, la nuova sentenza di oggi non avrà alcun impatto pratico su di lui. Attualmente Seselj è il leader del Partito radicale serbo, forza politica di estrema destra.

In carcere fino al 2014

La sentenza d'appello è stata pronunciata dalla corte del Meccanismo giudiziario subentrato al Tribunale penale internazionale (Tpi) che ha chiuso i battenti alla fine dello scorso anno, dopo la condanna all'ergastolo (in primo grado) del "boia di Srebrenica" Ratko Mladic. Seselj, assolto in primo grado il 31 marzo 2016 dalle accuse di crimini di guerra e odio interetnico, aveva detto prima della sentenza d'appello di non essere in alcun modo interessato al verdetto di secondo grado. In dichiarazioni alla tv privata Pink, Seselj, che è il leader del Partito radicale serbo Srs, ha affermato tra l'altro di non aver alcuna intenzione di tornare volontariamente all'Aja nel caso di un nuovo processo. "Che giudichino e condannino chi vogliono", ha detto, aggiungendo: "Io sono contro la violenza". Seselj si consegnò volontariamente al Tribunale penale internazionale nel febbraio 2003 restando detenuto nel carcere di Scheveningen fino al 2014, quando fu rilasciato temporaneamente per ragioni di salute e per sottoporsi a cure in Serbia. Da allora non ha più fatto ritorno in Olanda, e a più riprese ha ripetuto di non avere alcuna intenzione di recarsi all'Aja per la sentenza di appello.

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