Secondo la sentenza della Corte di Giustizia europea, gli Stati membri possono vietare le attività di Uber senza una notifica preventiva della Commissione. Il caso specifico riguarda i servizi peer-to-peer (ad opera di autisti non professionisti) già sospesi nel 2015
"Gli Stati membri hanno il diritto di interrompere l'attività di UberPop". Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Giustizia europea sui servizi di trasporto on-demand basati sulla tecnologia digitale. Secondo i giudici, il servizio rientra nel "settore dei trasporti" e non in quello dei servizi digitali, che invece richiederebbe una notifica in base alla direttiva "società dell'informazione".
La sentenza
Seguendo le raccomandazioni dell'avvocato generale, i giudici di Lussemburgo hanno confermato che il procedimento penale da parte delle autorità francesi contro Uber France era fondato, affermando che gli "Stati membri possono vietare e reprimere penalmente l'esercizio illegale dell'attività di trasporto nell'ambito del servizio UberPop", poi sospeso nel 2015. Nella sentenza i giudici hanno deciso che gli stessi Stati possono prendere tali misure "senza dover preventivamente notificare alla Commissione il progetto di legge che stabilisce il divieto e le sanzioni penali per tale esercizio".
Il caso francese
La decisione dei togati riguarda Uber France, sottoposta a procedimento penale per aver organizzato, tramite tale servizio, un "sistema di messa in contatto di clienti con conducenti non professionisti che trasportano persone a titolo oneroso con veicoli aventi meno di dieci posti". Le autorità francesi avevano perseguito la società senza informare l'esecutivo comunitario. Uber France sosteneva di non poter essere sottoposta a procedimento penale. Il Tribunal de grande instance de Lille, chiamato a giudicare, ha chiesto l'intervento della Corte di giustizia che ha sentenziato che le autorità francesi avevano agito rispettando le regole.
Il precedente spagnolo
I giudici hanno poi ricordato che il 20 dicembre scorso avevano stabilito, nella causa Uber Spagna, che il servizio UberPop proposto in Spagna rientrava nel settore dei trasporti e non costituiva un servizio della società dell'informazione ai sensi della direttiva. Secondo la Corte, "il servizio UberPop proposto in Francia è sostanzialmente identico a quello fornito in Spagna, spettando al Tribunal de grande instance de Lille il compito di verificare tale punto".
La replica di Uber
"Questo caso riguarda dei servizi peer-to-peer (ad opera di autisti non professionisti) che abbiamo sospeso nel 2015", ha affermato un portavoce di Uber. "Quello che si è cercato di capire è se una legge francese risalente al 2014 dovesse essere notificata prima alla Commissione Europea". Uber ha poi ricordato che "come ha detto il nostro nuovo Ceo, è opportuno regolamentare servizi come Uber e per questo continueremo a dialogare con le città in tutta Europa".