Irlanda del Nord, 20 anni fa l'accordo del "venerdì santo"

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Le immagini delle contrapposizioni su un muro di Belfast (Getty Images)
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Ecco le tappe che portarono alla firma, il 10 aprile del 1998, del Belfast Agreement, che pose fine a tre decenni di "Troubles" e scontri fratricidi in Ulster

Il 10 aprile 1998 venne firmato l'"accordo del Venerdì Santo" tra il governo britannico e quello irlandese: un patto che mise fine a 30 anni di scontri in Irlanda del Nord. I cosiddetti "Troubles" che fecero oltre 3.500 vittime.

La firma del Good Friday Agreement

L'Accordo, passato alla storia anche come Belfast Agreement, fu reso possibile grazie all'appoggio di Unione Europea e Stati Uniti. Riconosciuto come uno dei passi più importanti nel processo di pace in Ulster, pose fine a tre decenni di guerra civile che affondano le radici nella storia irlandese, a partire da circa mille anni prima con l'invasione inglese dell'isola. La ripartizione in due tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord è storia più di recente, con la stipula del Government of Ireland Act del 1920. Dopo l'Accordo del Venerdì Santo, ricorda la BBC, negli ultimi due decenni si sono contate quasi 150 vittime in un conflitto mai del tutto sopito, tanto che nel 2013 sull'argomento è intervenuto anche l'allora presidente Usa Barack Obama.  

L'inizio di 30 anni di guerra civile

L'inizio dei "Troubles" viene fatto risalire al luglio 1969 quando, nei disordini nella contea di Londonderry, venne ucciso il primo cattolico. Due anni prima era nato il "Movimento per i diritti civili", fondato dalla minoranza cattolica dell'Ulster contro le discriminazioni del governo protestante. In agosto intervenne l'esercito britannico e l'anno dopo l'Ira, l'Irish Republican Army che aveva lottato per l'indipendenza irlandese contro la Gran Bretagna, riprese le armi contemporaneamente con i gruppi paramilitari protestanti che diedero il via a una campagna di attentati contro i cattolici. Il 30 gennaio 1972, la "Domenica di sangue", cantata anche dagli U2 nella famosa "Sunday Bloody Sunday", vide l'uccisione di 14 cattolici irlandesi negli scontri con le truppe britanniche.

Primi tentativi di riappacificazione

L'ondata di attacchi continuò causando più di 500 morti in un anno. Tra 1973 e il '74 un primo tentativo di negoziato fra cattolici e protestanti fallì. Nel 1975 il cessate il fuoco dell'Ira durò soltanto due mesi. Il 27 agosto 1979 una bomba uccise il cugino della regina Elisabetta, Lord Mountbatten, e i britannici cominciarono a capire che la risposta all'Ira non poteva essere solo militare. All'inizio degli anni Ottanta la lotta si trasferì anche nelle carceri con gli scioperi della fame (e le morti) dei detenuti "politici", tra cui Bobby Sands. Nel 1991 i negoziati sull'Ulster videro sedersi per la prima volta a un tavolo i partiti unionisti e il governo irlandese.

Come si è arrivati all'Accordo

Due anni più tardi venne siglata la storica intesa tra John Major, allora premier britannico, e quello irlandese Albert Reynolds. A fine agosto 1994 arrivò il cessate il fuoco permanente dell'Ira (seguito da quello delle milizie protestanti), interrotto però un anno e mezzo più tardi con una bomba esplosa a Londra il 9 febbraio 1996. La campagna di attentati continuò ma, nonostante il clima di estrema tensione, i negoziati - cui prese parte anche il partito indipendentista irlandese Sinn Féin - proseguirono. Negoziati che porteranno allo storico incontro tra le parti alla Casa Bianca (con l'allora presidente Bill Clinton), il 17 marzo 1998, preludio alla firma dell'Accordo del Venerdì Santo.

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