Raid sulla roccaforte degli insorti alle porte di Damasco. Le forze filogovernative negano l'uso di armi chimiche. Trump accusa Obama, non rispettò sua linea rossa. Casa Bianca non esclude raid missilistico. Papa: Basta stermini
Almeno 100 persone uccise e molte altre ferite gravemente in un sospetto attacco chimico a Duma, roccaforte dei ribelli siriani nella Ghuta orientale, alle porte di Damasco. Per l'Osservatorio nazionale diritti umani in Siria, i primi bilanci di decine di uccisi si sono aggravati per le condizioni di numerose persone che hanno mostrato segni di soffocamento e difficoltà respiratorie. Damasco, riferiscono i media statali, nega l'uso di armi chimiche. Intanto i miliziani asserragliati a est della Capitale, riferisce l'agenzia governativa Sana, si sono arresti e saranno deportati nel nord della Siria assieme ai loro familiari mentre altri civili della zona della Ghuta si consegneranno alle autorità.
Trump accusa Obama, non rispettò sua linea rossa
La Casa Bianca intanto non esclude uno raid missilistico contro obiettivi del regime. "Non escluderei" alcuna opzione, ha risposto alla Abc Thomas Bossert, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo. "Quelle foto sono orribili, in questo momento stiamo esaminando l'attacco", ha detto, aggiungendo che lui e il resto del team della sicurezza nazionale sono in contatto con Trump da sabato sera su come rispondere. E proprio Trump oggi è intervenuto sul tema: "Il presidente Putin, la Russia e l'Iran sono responsabili per il sostegno all'animale Assad”, ha scritto il presidente Usa su Twitter. Sempre sul social network ha accusato il suo predecessore di non aver rispettato la sua promessa di intervenire contro Assad se avesse usato le armi chimiche: "Se il presidente Obama avesse varcato la sua dichiarata linea rossa (scritta, ndr) sulla sabbia, il disastro siriano sarebbe finito molto tempo fa! L'animale Assad sarebbe stato storia!". Oggi è arrivato anche il monito del papa: "Basta stermini e armi chimiche, non c'è una guerra buona e una cattiva, si scelga la via del negoziato". Anche dall'Unione europea sono arrivate parole di condanna nei confronti dell'utilizzo di armi chimiche.
Attacco chimico
I soccorritori poi non hanno dubbi: Bashar al-Assad ha usato "gas cloro velenoso". "Al momento stiamo affrontando più di 1.000 casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente aumenterà ancora", ha affermato ad Al Jazeera Moayed al-Dayrani, un residente di Duma e medico volontario. "Alcune delle vittime hanno presentato i seguenti sintomi: cianosi, schiuma della bocca, irritazione della cornea e l'odore forte di una sostanza simile al cloro" precisa la Uossm. I media governativi siriani, però, negano l'uso di armi chimiche.
Damasco nega
Oltre a Damasco, anche Mosca nega che le forze armate del regime siriano abbiano fatto uso di arme chimiche. E punta il dito contro le ong che lavorano con i ribelli: "Le accuse che un barile bomba di cloro sia stato sganciato a Douma dalle forze armate siriane provengono da cosiddette organizzazioni indipendenti non governative, fra cui i White Helmets, ampiamente note per le loro fake news", dichiara un alto comandante russo in Siria, il generale Yuri Yevtushenko, in dichiarazioni diffuse dall'agenzia di stato russa Tass.
Immediato l'intervento degli Stati Uniti, che esortano la Russia a porre fine "immediatamente" al sostegno "incondizionato" al regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Mosca ha "violato i suoi impegni" con le Nazioni Unite e "ha tradito" la Convenzione sulle armi chimiche "proteggendo incondizionatamente" Assad, sostiene la portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert.
100 morti in 24 ore
Damasco ha già riconquistato il 95% della roccaforte dei ribelli alla periferia della capitale, unendo una pesante offensiva militare a un'evacuazione negoziata con i ribelli della zona che tuttavia resistono a Duma. Per 10 giorni i raid erano cessati per lasciare il posto ai negoziati di Mosca con il gruppo ribelle Jaish al-Islam. Ma il dialogo si è interrotto il 6 aprile e sono ripresi i raid che hanno fatto 40 morti tra i civili ieri e altri 30 oggi. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), il primo bilancio di almeno 70 uccisi si è sono aggravato a causa della gravità delle condizioni di salute di numerose persone che hanno mostrato segni di soffocamento e difficoltà respiratorie.