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Ruanda, domani la Giornata della Memoria del genocidio contro i Tutsi

Mondo
Un bambino accende una candela al memoriale del genocidio a Kigali (archivio Getty Images)

L'evento globale del 7 aprile è stato istituito dalle Nazioni Unite per mantenere viva la memoria sul massacro del 1994 in cui morirono 800mila persone e furono violentate oltre 250mila donne

Il 7 aprile si celebra la Giornata internazionale di riflessione sul genocidio del 1994 contro i Tutsi in Ruanda. L'evento è stato istituito dall'Onu per ricordare uno dei più grandi massacri del XX secolo che, nel 1994 in poco più di 100 giorni, ha provocato un numero di vittime stimato fra le 800 mila e il milione di persone.

La Giornata internazionale

Istituita dalla risoluzione 58/234 del 23 dicembre 2003, la Giornata invita a ricordare i fattori che hanno portato alle atrocità di massa commesse nel 1994 in Ruanda e a onorare la memoria delle vittime. La sua importanza è stata evidenziata in un messaggio pubblico del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. "Per salvare le persone a rischio, dobbiamo andare oltre le parole - ha scritto Guterres - dobbiamo coltivare il coraggio di prenderci cura e la decisione di agire, solo affrontando queste sfide possiamo onorare le vittime e i sopravvissuti del genocidio e assicurare che ciò che è accaduto in Ruanda non si ripeta mai più". La sede dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York sarà teatro, il prossimo 13 aprile, di una cerimonia di commemorazione che seguirà quella del 10 aprile alla sede Onu di Ginevra. Tra gli altri eventi che coinvolgeranno studenti in tutto il mondo sono segnalate le conferenze, le proiezioni video, gli incontri con alcuni dei sopravvissuti e i briefing in diverse capitali e città africane: Antananarivo, Brazzaville, Dakar, Lusaka, Nairobi, Pretoria, Dar es Salaam.

Le origini del conflitto in Ruanda

Il genocidio che sconvolse per cento giorni il Ruanda a partire dal 7 aprile del 1994, rappresentò sostanzialmente il culmine di un conflitto fra i membri delle due maggiori etnie presenti nel Paese: gli Hutu e i Tutsi. Colonia prima tedesca e poi belga, il Ruanda fu devastato da guerre di potere fra le due etnie a partire dagli anni Sessanta quando la contesa portò all'eliminazione di migliaia di Tutsi durante la "rivoluzione contadina degli Hutu". Rifugiatisi nei paesi vicini, tra cui l'Uganda, i Tutsi esiliati si riorganizzarono nel Fronte patriottico ruandese (FPR) che dalla fine degli anni Ottanta condusse una serie di attacchi nel Paese guidato dal governo hutu di Juvénal Habyarimana. Il conflitto fu interrotto per qualche mese dagli accordi di pace firmati ad Arusha, in Tanzania, che portarono a una tregua tra le forze governative e l'opposizione del FPR. In questo contesto nacque la missione Onu per il Ruanda (Unamir) che aveva il mandato di garantire il mantenimento della pace, l'assistenza umanitaria e il sostegno generale al processo di pace. Una distensione mai voluta e contro la quale molti elementi estremisti della fazione Hutu stavano già congiurando.

Il genocidio in Ruanda del 1994

Il conflitto esplose nella primavera 1994 quando la popolazione del Paese, arrivata a oltre 7 milioni di persone, era formata per l'85% da Hutu, per il 14% da Tutsi con un restante 1% di pigmei Twa. Il 6 aprile l'aereo che stava riportando in patria il presidente Habyarimana fu abbattuto da un missile terra-aria. La responsabilità dell'atto non fu mai del tutto chiarita, ma portò nel giro di qualche ora all'inizio dello sterminio della popolazione Tutsi ritenuta colpevole dalla maggioranza Hutu. Questi ultimi, oltre alla superiorità numerica, potevano far affidamento anche su un maggiore quantitativo di armi, in particolare su oltre mezzo milione di machete fatti arrivare dalla Cina con l'intento di uccidere quante più persone nel modo più economico possibile. Secondo le stime dell'Onu, in poco più di 100 giorni furono uccise, casa per casa, dalle 800 mila al milione di persone, mentre le donne Tutsi violentate furono circa 250 mila. I ritardi dell'Onu e l'indifferenza della comunità internazionale riguardo il dramma contribuirono al ritardo della fine del conflitto che terminò solamente il 4 luglio quando il FPR conquistò il potere. A livello internazionale, il Consiglio di sicurezza dell'8 novembre 1994 ha istituito il Tribunale penale internazionale per il Ruanda con sede ad Arusha, in Tanzania. I lavori dell'organo giudiziario sono iniziati nel maggio del 1995 con le prime indagini e si sono conclusi, alla scadenza del mandato, il 31 dicembre del 2015. Nel corso degli anni e di oltre 5 mila giorni di udienze sono state emesse 61 condanne e 14 assoluzioni per l'accusa di genocidio.

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