Gran Bretagna, lanciata la campagna #PayMeToo per la parità salariale
MondoDopo il movimento contro le molestie, un gruppo trasversale di deputate del Regno Unito, guidato dalla laburista Stella Creasy, intraprende una battaglia sulle disparità nel trattamento economico tra uomini e donne sul posto di lavoro
Non solo qulla per le molestie, ma pure quella relativa alla disparità salariale è una battaglia degna di essere combattuta (anche) a colpi di hashtag. Un gruppo trasversale di deputate del parlamento britannico, guidato dalla laburista Stella Creasy, ha lanciato la campagna #PayMeToo per incoraggiare le donne a rivendicare i propri diritti sul luogo di lavoro. Una campagna che si ispira all'ormai celebre #MeToo, il movimento di denuncia contro le violenze subite dalle donne nato dopo lo scandalo legato al produttore di Hollwyood Harvey Weinstein.
Appoggio trasversale
#PayMeToo allarga il raggio d'azione e mira alle disuguaglianze nel trattamento economico di uomini e donne. L'iniziativa è stata annunciata da Stella Creasy su Twitter ma è stata subito appoggiata in maniera traversale sia da deputate laburiste che conservatrici.
Le donne guadagnano il 14% in meno
Il momento scelto per il lancio della campagna è particolarmente propizio. Entro il 4 aprile, per legge tutte le aziende private britanniche con più di 250 dipendenti dovranno rivelare la differenza nella paga oraria tra uomini e donne. E le disparità promettono di essere molte. Basti pensare che di recente, secondo alcuni documenti, pubblicati dal giornale The Guardian, era emerso come nove datori di lavoro pubblici su dieci pagassero i propri dipendenti uomini più delle loro colleghe, che percepiscono un salario del 14 per cento più basso.
Questionario anonimo
"Se siamo serie nell'affrontare la disuguaglianza tra gli stipendi allora dobbiamo fare di più che mostrare dati, dobbiamo far vedere che guardiamo a cosa succede dopo", ha dichiarato Creasy al The Guardian. Insieme alle colleghe, la laburista ha esortato le donne a compilare e condividere un questionario anonimo sulla loro condizione lavorativa in modo da veicolare informazioni che possono essere usate per richiedere un'uguaglianza retributiva. Il tutto attraverso un sito internet e una campagna social organizzata, oltre che dalla Creasy, anche dalle altre laburiste Jess Phillips e Lucy Powell, dalla conservatrice Nicky Morgan, dalle liberaldemocratiche Jo Swinson, Christine Jardine e Layla Moran e da Hannard Bardell del partito nazionalista scozzese e Liz Saville Roberts di quello gallese.
Il piano d'azione
"Le donne ci rivelano che ancora viene detto loro di non fare domande difficili su questo tema per timore di avere ripercussioni sulla carriera e noi vogliamo essere chiare: cercare di mettere a tacere le dipendenti non è la risposta giusta", ha detto ancora la Creasy, assicurando che "ora le donne devono sapere di avere parlamentari pronte ad ascoltarle e ad agire". La campagna #PayMeToo incoraggia le donne proprio a chiedere a colleghi e colleghe quanto guadagnino e spinge i manager a condividere il piano di azione della società per affrontare il divario retributivo di genere.
Aria di cambiamento
Da tempo il tema sta conquistando spazio nell'opinione pubblica britannica, grazie a una serie di casi clamorosi: uno dei più noti ha riguardato le dimissioni della corrispondente della Bbc da Pechino, Carrie Gracie, che ha lasciato l'incarico a gennaio a causa dello stipendio di molto inferiore a colleghi uomini in posizioni analoghe.