Israele su scontri a Gaza: "Non ci sarà alcuna commissione inchiesta"
Mondoll ministro della Difesa israeliano respinge la richiesta del segretario generale dell'Onu di aprire "un'indagine indipendente e trasparente" sui disordini che hanno portato alla morte di almeno 15 palestinesi. Netanyahu su critiche di Erdogan: non accettiamo lezioni
Ministro Difesa Israele: soldati hanno agito correttamente
Lieberman ha affermato anche che, durante gli scontri di venerdì scorso, i soldati dello Stato ebraico hanno agito correttamente sparando solo contro quei manifestanti che hanno attaccato il confine di Gaza con Israele, mentre i dimostranti pacifici non sono stati colpiti. Tel Aviv respinge quindi le accuse di uso eccessivo della forza mosse nei suoi confronti dopo gli scontri.
Botta e risposta tra Netanyahu ed Erdogan
Sempre nella giornata di oggi, è arrivata anche la risposta del premier israeliano Benyamin Netanyahu alle accuse della Turchia sui fatti di Gaza: "L’esercito più morale del mondo non accetterà lezioni da qualcuno che per anni ha bombardato indiscriminatamente popolazioni civili". Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il 31 marzo, aveva accusato Israele di aver compiuto un "attacco disumano" contro i manifestanti a Gaza. Ma dopo la replica israeliana, lo stesso Erdogan ha subito lanciato nuove accuse: Netanyahu "è un terrorista", ha detto oggi. "Non serve che dica al mondo quanto sia crudele l'esercito israeliano. Possiamo capire cosa fa questo Stato terrorista guardando la situazione a Gaza e a Gerusalemme", ha sottolineato il presidente parlando al congresso del suo partito Akp, nella provincia meridionale di Adana.
Le proteste palestinesi e gli scontri del 30 marzo
Intanto, la tensione fra Israele e Palestina rimane alta. Il 31 marzo i palestinesi si erano detti pronti a nuove proteste. Gli organizzatori avevano anche dichiarato che le manifestazioni sarebbero continuate fino al 15 maggio, cioè fino al settantesimo anniversario della creazione di Israele. Proprio nell'ambito delle manifestazioni per la marcia del Ritorno, e cioè di quella lungo la frontiera convocata da Hamas, erano scoppiati i disordini che il 30 marzo hanno portato alla morte di almeno 15 palestinesi e al ferimento di 1.400 persone. La protesta, che secondo gli organizzatori doveva essere pacifica, aveva l'obiettivo di realizzare il "diritto al ritorno", cioè la richiesta palestinese che i discendenti dei rifugiati privati delle case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele.