Al Gore compie 70 anni, ex vicepresidente Usa che lotta per l'ambiente

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(Foto: Getty Images)
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Premio Nobel per la Pace, è stato vice presidente di Bill Clinton dal 1993 al 2001 e ha sfiorato la Casa Bianca per una manciata di voti contro George W. Bush. Da allora si dedica alla battaglia contro il riscaldamento globale

Il 31 marzo Albert Arnold Gore, meglio conosciuto come Al Gore, compie 70 anni. Nato nel 1948 a Washington, negli Stati Uniti, è probabilmente uno degli ambientalisti più famosi al mondo. Notorietà che deve soprattutto ai suoi precedenti incarichi istituzionali. Prima di dedicarsi alla battaglia contro il riscaldamento globale, che nel 2007 gli ha fatto vincere un Premio Nobel per la Pace, è stato per 16 anni membro del Congresso Usa e per otto ha ricoperto il ruolo di vicepresidente. Una carriera politica che si interrompe nel 2000 quando per pochissimi, e contestatissimi, voti non è riuscito a vincere le elezioni per la Casa Bianca contro George W. Bush.

Giornalista in Vietnam

Figlio di un senatore democratico del Tennessee, Al Gore si è laureato ad Harvard e, anche se contrario alla guerra del Vietnam, non ha evitato la divisa. Nel 1971, infatti, è finito per cinque mesi in Indocina con l’incarico di giornalista militare. Professione che ha continuato ad esercitare anche una volta ritornato in patria, fino a quando si è iscritto alla facoltà di Legge. Nel 1970, Gore ha sposato Mary Elizabeth 'Tipper' Aitcheson, sua compagna di liceo, con la quale ha avuto quattro figli prima del divorzio nel 2010.

La vice presidenza accanto a Clinton

Gore è stato deputato al Congresso degli Stati Uniti dal 1977 al 1985, prima di passare al Senato dove è rimasto fino al 1993. In quell’anno dopo la vittoria di Bill Clinton è stato nominato vice presidente, diventando insieme all’inquilino della Casa Bianca la coppia istituzionale più giovane di sempre: Clinton aveva 45 anni e Gore 44. Durante il suo incarico si è impegnato in prima persona affinché gli Stati Uniti, nel 1997, firmassero il Protocollo di Kyoto, per la riduzione dei gas serra. Un impegno poi annullato dalla presidenza di George W. Bush.

La sconfitta contro Bush per una manciata di voti

Proprio contro George W. Bush Al Gore ha perso la presidenza degli Stati Uniti. Le elezioni che hanno incoronato il candidato repubblicano sono state infatti fortemente contestate. Gore aveva ottenuto 539.947 voti in più di Bush, ma il meccanismo dei grandi elettori h assegnato al candidato repubblicano 271 voti e all’ex vice presidente 267. Decisivi i voti della Florida dove Bush aveva preso solo 537 voti in più rispetto a Gore. Risultato reso ufficiale solo dopo 36 giorni di ricorsi.

Paladino della lotta contro il riscaldamento globale

A seguito della profonda delusione politica Gore ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla salvaguardia dell’ambiente. Questa battaglia pochi anni dopo ha preso forma nel libro "Una scomoda verità", che dopo essere diventato un bestseller mondiale è stato trasformato in un documentario. Grazie a questo lavoro, nel febbraio del 2007 è stato premiato con l'Oscar e qualche mese più tardi con il premio Nobel per la pace insieme al Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici (Ipcc) dell'Onu. Nella motivazione L'Accademia di Svezia ha riconosciuto all'ex vice presidente "gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti". Ancora oggi Gore continua la sua opera di sensibilizzazione sul tema e, nel 2017, ha lanciato il secondo capitolo di "Una scomoda verità". In fase di presentazione del nuovo documentario, l’ex presidente ha più volte criticato la scelta di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi, una decisione considerata "scellerata". Nonostante questo, però, Gore continua a essere ottimista sul futuro del pianeta perché: "Il solare, l'eolico e le altre tecnologie migliorano e diventano sempre meno costose. Sempre più città e aziende si impegnano per diventare sostenibili al 100%. Sono convinto che la rivoluzione della sostenibilità sia inarrestabile".

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