Per il gruppo passività comprese tra i 500 milioni e un miliardo di dollari. Il board ha dichiarato che i dipendenti sono liberi da ogni accordo di riservatezza imposto precedentemente con effetto immediato
La Weinstein Company, società che faceva capo al produttore Harvey Weinstein, ha dichiarato la bancarotta, pianificando la messa all'asta di tutti i beni dell'azienda. Inoltre, il board ha dichiarato che i dipendenti sono liberi da ogni accordo di riservatezza imposto precedentemente con effetto immediato.
La bancarotta
Fondata nel 2005, la Weinstein Company ha prodotto film come "Il discorso del Re", "Il lato positivo" e "Frida". Come riporta Reuters, l'azienda ha dichiarato bancarotta presso una corte del Delaware, elencando passività comprese tra i 500 milioni e un miliardo di dollari. La dichiarazione arriva dopo mesi spesi in trattative per trovare investitori e compratori. Si era anche arrivati a mettere nero su bianco un accordo con un gruppo guidato da Maria Contreras-Sweet, ex membro dell'amministrazione Obama, che si è però poi tirato indietro davanti alle ingenti perdite della compagnia. Sono seguite le offerte della Lions Gate Entertainment Corp e della Miramax. Entrambe le aziende dovrebbero partecipare ora all'asta per la vendita dei beni della compagnia.
Fine degli accordi di riservatezza
Dal 5 ottobre 2017 Harvey Weinstein è stato accusato da più di 80 donne di molestie sessuali, incluso lo stupro. Lo scandalo ha trascinato nel fango uno degli uomini più influenti di Hollywood e tutti i suoi affari, inclusa la Weinstein Company. Dal canto suo, l'ex produttore ha sempre negato di aver avuto rapporti sessuali non consensuali. Riguardo al caso c'è stata ora una dichiarazione da parte del board dell'azienda nella quale si legge che "da ottobre è stato reso noto che Harvey Weinstein ha usato accordi di riservatezza come un'arma segreta per comprare il silenzio delle sue accusatrici. Con effetto immediato questi 'accordi' terminano". A febbraio il procuratore distrettuale dello stato di New York Eric Schneiderman aveva fatto causa alla Weinstein Company, dichiarando che l'ex produttore avrebbe molestato sessualmente delle impiegate. All'accusa non era seguita alcuna risposta ufficiale dell'azienda, ma adesso la decisione di sciogliere tutti gli accordi di riservatezza sarebbe, secondo Schneiderman, un modo per "permettere alle voci messe a tacere per troppo tempo di farsi sentire".