Ragazza uccisa da baby gang a Nottingham, indaga anche Procura di Roma

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Mariam Moustafa (Foto: LaPresse)

Nel fascicolo si ipotizza il reato di omicidio. La diciottenne di origini egiziane, nata e cresciuta a Roma, studiava a Nottingham: è stata picchiata da una baby-gang di ragazzine inglesi ed è morta dopo tre settimane di coma

La Procura di Roma ha aperto un'indagine sulla morte di Mariam Moustafa, diciottenne romana di origini egiziane vittima a Nottingham del pestaggio di una baby gang di ragazzine inglesi. La studentessa è stata picchiata il 20 febbraio scorso ed è deceduta mercoledì dopo tre settimane di coma. Il fascicolo, nel quale si ipotizza il reato di omicidio, è stato affidato al sostituto procuratore Sergio Colaiocco.

Caso diplomatico

La morte di Mariam sta diventando anche un caso diplomatico tra Egitto e Gran Bretagna. La famiglia della ragazza ha puntato il dito contro il personale sanitario, che aveva dimesso la giovane poche ore dopo il ricovero senza accorgersi di un'emorragia cerebrale, e ha accusato la polizia di non aver indagato su un'aggressione di chiara matrice razzista (l'unica ragazza fermata, una diciassettenne, è stata rilasciata). Le autorità egiziane si sono mosse per chiedere ai colleghi britannici di condividere le informazioni e consegnare alla giustizia i responsabili il prima possibile. Il ministero degli Esteri del Cairo ha assicurato di seguire con attenzione gli sviluppi. A rappresentare la vittima, in Inghilterra, c’è anche l'avvocato dell'ambasciata egiziana. L'aggressione ha scatenato una forte indignazione in Egitto. I media locali hanno denunciato i ritardi nelle indagini e sui social è partita una campagna con un hashtag, diventato top trend nel Paese, che vuol dire "i diritti di Mariam non andranno persi".

L'aggressione

Mariam studiava ingegneria al Nottingham College. È stata aggredita alla fermata dell'autobus all'esterno del Victoria Centre, in Parliament Street, la sera del 20 febbraio. Ha cercato di fuggire alla furia del gruppo, che l'aveva trascinata per terra per oltre venti metri, salendo a bordo di un autobus. Ma la banda, composta da una decina di ragazze, l'ha seguita e ha continuato a picchiarla anche sul mezzo. Quando l'autista è intervenuto e ha fermato le ragazze, Mariam aveva già perso i sensi. È stata portata al Queen's Medical Center, dove i medici l'hanno dimessa poche ore dopo. Il giorno seguente è stata ricoverata d'urgenza al Nottingham City Hospital, dov'è morta dopo tre settimane di coma. Il gruppo aveva ripreso tutta l'aggressione con il cellulare e condiviso i filmati con gli amici.

Le presunte motivazioni razziali

Per la famiglia Moustafa l'aggressione ha motivazioni razziali. Lo hanno raccontato il padre, Muhammad, e la sorella minore, Mallak, ai media britannici. Lo zio di Mariam, Amr El Hariry, ha anche riferito che sua nipote stava camminando per strada quando un gruppo di ragazze di 15-17 anni le ha urlato contro, chiamandola "black rose", "rosa nera", una chiara allusione al colore della sua pelle. Mariam e Mallak erano già state aggredite quattro mesi prima ma, dicono i parenti, "la Polizia non aveva fatto nulla per individuare i responsabili". La sorella ha anche dichiarato di aver visto alcune di quelle persone coinvolte "deridere il coma" di Mariam su Instagram. In rete circolano anche alcuni video dell'aggressione. La famiglia se la prende anche con i medici, che hanno dimesso la diciottenne dopo poche ore. Lo zio ha detto che sua nipote è stata ricoverata in ospedale verso le 21 ed è stata dimessa alle 2 del mattino, anche se stava ancora soffrendo. "Siamo arrabbiati per il fatto che l'ospedale l'abbia dimessa e non sia stato in grado di individuare un'emorragia cerebrale", ha spiegato.

Le indagini

La Polizia di Nottinghamshire ha dichiarato che è in corso un'approfondita indagine e ha assicurato che il caso viene seguito con la massima attenzione. Ha poi chiarito: "Al momento non ci sono informazioni per suggerire che l'aggressione sia stata motivata dall'odio, ma continuiamo a vagliare tutte le piste". Nei giorni scorsi una ragazza di 17 anni era stata fermata con l'accusa di aggressione aggravata, ma è stata poi rilasciata su cauzione. Diversi altri giovani, invece, sono stati interrogati. Ora gli inquirenti, che attendono i risultati dell'autopsia e altri esami per chiarire meglio le cause del decesso, cercano possibili testimoni. Un aiuto potrebbe arrivare dal video di una telecamera dell'autobus.

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