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Morto Oskar Groening, il "contabile di Auschwitz"

Mondo
(Foto: Getty Images)

È morto Oskar Groening, meglio conosciuto come "il contabile di Auschwitz". L'uomo, ex ufficiale delle SS, aveva 96 anni e aveva recentemente chiesto scusa al popolo ebraico per aver collaborato alla morte di oltre 300 mila persone

È morto Oskar Groening: noto come "il contabile di Auschwitz", nel 2015 era stato condannato a 4 anni di reclusione per aver collaborato all'uccisione di 300 mila persone nel lager nazista. Secondo quanto riportato dall'edizione online dello Spiegel Groening sarebbe deceduto venerdì scorso in ospedale. Un portavoce della Procura della Repubblica di Hannover ha confermato al settimanale di Amburgo di "aver ricevuto una nota scritta dall'avvocato di Groening" che ne confermerebbe la morte. Una recente richiesta di grazia di quest'ultimo era rimasta lettera morta.

L'ingresso ad Auschwitz

Nato nel 1921 in Bassa Sassonia, Groening era figlio di un esperto operaio tessile rigidamente conservatore "orgoglioso di ciò che la Germania aveva compiuto". Il padre diventò ultra-nazionalista dopo la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale e andò in bancarotta nel 1929. Il giovane Oskar si fece convincere dal messaggio del nascente partito nazista e, nel 1933, si unì alla Gioventù Hitleriana. Decise di unirsi alle SS perché erano "un'unità d'élite e volevo far parte dell’élite" e fu mandato in un ufficio dove contabilizzava gli stipendi dei camerati. Nel 1942, poco più che ventenne, fu spedito ad Auschwitz. "Ogni notte e ogni giorno ricordo quell'incubo. Gli ebrei avevano diamanti e oro per un valore di milioni ed era mio dovere assicurarmi che tutto arrivasse a Berlino".

La richiesta di grazia e le scuse agli ebrei

L'ex sottufficiale nazista era stato condannato a 4 anni di carcere nel luglio del 2015 per il ruolo avuto nella gestione del campo di sterminio e nel trasporto a Berlino del denaro e degli averi degli ebrei uccisi ad Auschwitz. Durante il processo aveva ammesso la propria "complicità morale", invocando il perdono dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime. A dicembre dello scorso anno la Corte federale aveva respinto un ricorso presentato dai legali dell'imputato, giudicato idoneo al carcere. Poi Groening ha chiesto la grazia: richiesta respinta il 17 gennaio.

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