Fukushima, sette anni fa il disastro nucleare dopo il terremoto

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Una serie di sentenze ha garantito risarcimenti alle persone coinvolte nell'incidente (foto: archivio Getty Images)

L'11 marzo del 2011 un sisma e il conseguente tsunami colpirono il Giappone settentrionale causando uno degli incidenti più gravi mai registrati dopo Chernobyl. Un evento che ha ancora oggi effetti sull'ambiente e le persone di quell'area

L'11 marzo del 2011 un terremoto di magnitudo 9.0 e il conseguente tsunami che colpì la parte settentrionale del Paese asiatico, causarono nella centrale di Fukushima uno dei disastri nucleari più gravi mai registrati dopo l'incidente di Chernobyl. Il terremoto, con epicentro in mare, è stato uno dei più forti della storia del Giappone.

L'incidente

Il terremoto fu registrato alle 14:46 locali (6:46 italiane) in pieno oceano, a 130 chilometri a est della città di Sendai, 373 chilometri a nord-est di Tokyo. Il sisma provocò uno tsunami in grado di generare onde superiori ai 10 metri, con punte di 40 metri, che si abbatterono sulle coste del Giappone. Il maremoto causò gravi incidenti alla centrale nucleare di Fukushima dove, complici anche i guasti al sistema di raffreddamento, furono interessati i reattori numero 1, 2 e 3. Venne rilasciato materiale radioattivo nell'ambiente circostante e, come accaduto a Chernobyl, ci fu un meltdown nucleare (fusione del nocciolo) di livello sette: il massimo della scala di misurazione. Fra morti e dispersi ci furono oltre 20mila vittime e circa 120mila persone furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa delle radiazioni.

Fukushima dopo il disastro

Uno studio dell'università giapponese di Kanazawa, pubblicato lo scorso settembre sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), ha rivelato che a seguito dell'incidente del 2011, la sabbia di 8 spiagge che si trovano a circa 100 chilometri dall'impianto nucleare di Fukushima conterrebbe il cesio-137: una forma radioattiva di questo metallo generata come sottoprodotto della fissione nucleare dell'uranio. Le quantità di questo elemento sarebbero dieci volte superiori nelle falde acquifere. A oggi i problemi della regione colpita dal disastro nucleare sarebbero ancora le acque radioattive, la contaminazione del suolo e lo smaltimento del combustibile nucleare. Inoltre, sarebbero in aumento i casi di cancro alla tiroide tra i bambini di Fukushima: 152 su 590mila, a fronte di una media di massimo tre casi su un milione. A livello ufficiale, tuttavia, non è mai stato confermato un collegamento diretto tra i tumori e l'incidente nucleare.

Le responsabilità

Lo scorso febbraio, la Tokyo electric power company (Tepco), che gestisce la centrale nucleare, è stata condannata dal tribunale di Tokyo a risarcire per 1,1 miliardi di yen (oltre otto milioni di euro) ai cittadini di Minami-soma, una delle città sfollate in seguito all'incidente. Si è trattato della quarta sentenza sfavorevole alla società che era già stata riconosciuta responsabile del disastro nucleare in precedenti pronunciamenti. A marzo del 2017, infatti, la corte di Maebashi, nella prefettura di Gunma, aveva dato ragione ai 137 querelanti di una class action, ai quali era stato accordato un pagamento totale di 38,5 milioni di yen (circa 315mila euro). In quell'occasione, il tribunale aveva riconosciuto la negligenza del governo e il mancato varo da parte della compagnia di adeguate misure anti-tsunami. Lo scorso settembre, poi, la corte federale di Chiba si era pronunciata in favore di un gruppo di cittadini costretti ad evacuare le proprie case per via delle radiazioni. E un mese più tardi, a ottobre, la corte distrettuale di Fukushima ha condannato il governo giapponese e Tepco al pagamento di 500 milioni di yen (l'equivalente di circa 3,7 milioni di euro), accettando le istanze presentate da 2900 dei 3800 ricorrenti di una class action. 

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