La pornostar Stormy Daniels fa causa a Trump: accordo per tacere nullo

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L'attrice a luci rosse Stormy Daniels, al secolo Stephanie Clifford, avrebbe avuto una relazione con Donald Trump tra il 2006 e il 2007 (Getty Images)
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La presunta ex amante del presidente sostiene l'invalidità del documento per mantenere il silenzio sulla relazione perché privo della firma del diretto interessato

La pornostar Stormy Daniels ha fatto causa al presidente Usa Donald Trump, sostenendo che l'accordo sottoscritto per mantenere il silenzio sulla loro presunta relazione non è valido. Il motivo? Manca la firma del diretto interessato.

Accordo non firmato da Trump

La notizia sulla denuncia di Daniels, al secolo Stephanie Clifford, è stata confermata in un post su Twitter dal legale dell'attrice, Michael Avenatti. "Abbiamo presentato questo ricorso – ha scritto Avenatti - chiedendo un ordine del tribunale per invalidare il supposto accordo sul 'silenzio' tra la nostra cliente S. Clifford, in arte Stormy Daniels, e Donald Trump". In base al ricorso, pubblicato in anteprima da Nbc News, il cosiddetto accordo di segretezza sulla relazione tra Daniels e Trump è stato firmato dall'attrice e dall'avvocato personale di Trump, Michael Cohen, pochi giorni prima delle presidenziali del 2016, ma non dall'allora candidato alla presidenza. Secondo quanto si legge nel ricorso, all'interno dell'accordo Trump viene chiamato col falso nome di David Dennison mentre Stephanie Clifford è nominata come Peggy Peterson. Le vere identità dei due è riportata al lato della nota d'accordo, ma nella versione resa pubblica i nomi sono stati cancellati in nero, anche se l'avvocato Avenatti ha svelato come David Dennison sia in realtà Donald Trump.

La mancata firma

Ogni pagina dell'accordo riporta uno spazio bianco riservato alla firma di Dennison (Trump), che come si evince dal documento, non ha mai siglato alcun foglio. Secondo i documenti di ricorso pubblicati da Avenatti su Twitter, Clifford e Trump avrebbero avuto una relazione intima, con incontri al Lago Tahoe e al Beverly Hills Hotel, dall'estate del 2006 fino al 2007 inoltrato. L'accordo raggiunto nel 2016 prevedeva la discrezione di Clifford sulla storia in cambio di una somma pari a 130mila euro da versare su un conto intestato all'allora avvocato dell'attrice. In cambio, alla donna veniva richiesto di non rivelare alcuna informazione confidenziale su Trump o i suoi partner sessuali a nessuno al di fuori di una breve lista di persone che erano già state messe al corrente della relazione. Inoltre si vietava alla donna di condividere qualsiasi testo o foto riguardante Trump.

Tentativi di intimidazione

Nella causa intentata dalla donna si sostiene che l'avvocato Cohen abbia cercato di impedire alla donna di parlare della relazione. "Per essere chiari – riporta il documento - i tentativi di intimidire la signora Clifford e spingerla al silenzio, facendola tacere per proteggere il presidente Trump continuano senza sosta" e intorno allo scorso 27 febbraio, si legge nel ricorso, Cohen "ha surrettiziamente avviato un falso arbitrato contro la Clifford a Los Angeles". L'arbitrato vincolante è specificato come mezzo di risoluzione delle controversie. Clifford e il suo avvocato, Michael Avenatti, chiedono pertanto al tribunale superiore della contea di Los Angeles di dichiarare che l'accordo tacito non esiste, perché, tra le altre cose, il signor Trump non l'ha mai firmato. La Casa Bianca, per il momento, si è rifiutata di commentare la notizia.

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