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La Gioconda diventa itinerante: sì del ministro della Cultura Francia

Mondo
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe al Louvre, ammira la Gioconda (Getty Images)

Francoise Nyssen ha aperto alla possibilità di trasferire oltre i confini del Louvre di Parigi il capolavoro di Leonardo Da Vinci. "Lotto contro la segregazione culturale"

Perché godersi la Gioconda solo al Louvre? La ministra della Cultura francese, Francoise Nyssen, ha dichiarato di essere favorevole a uno spostamento del capolavoro di Leonardo da Vinci. La filiale del Louvre di Lens, nel nord della Francia, si è già candidata per accogliere uno dei quadri più famosi del mondo.

"Un grande piano itinerante"

Parlando alla radio Europe 1, Nyssen ha dichiarato di voler "studiare seriamente" un trasferimento della Gioconda nel quadro di un "grande piano itinerante", che potrebbe vedere il dipinto lasciare i confini del Louvre di Parigi. Anche se probabilmente non quelli francesi. "Non vedo perché - ha aggiunto la ministra della Cultura francese - le cose debbano restare confinate. Certamente bisogna fare attenzione alla conservazione e a quello che rappresentano. Il mio obiettivo è di lottare contro la segregazione culturale e, per far questo, uno dei pilastri è un grande piano sulle opere itineranti. L'offerta culturale esiste: per quale motivo dovrebbe essere confinata in certi luoghi e non accessibile ovunque a tutti?".

Dalla camera di Napoleone al Louvre

La Gioconda, dipinta in Italia nella prima decade del 1500, fu portata in Francia dallo stesso Leonardo Da Vinci: ne è attestata la presenza fra le collezioni reali già dal 1625. Da allora è passata dalle stanze di Versailles e dalla camera da letto di Napoleone. Ma, salvo pause dovute all'ambizione dei sovrani e alle guerre, ha trovato casa nel principale museo parigino dai tempi della rivoluzione francese. È rimasto nella storia il suo furto, avvenuto tra il 20 e il 21 agosto del 1911: a rubare il quadro fu Vincenzo Peruggia, un italiano convinto che la Gioconda appartenesse al suo Paese. Il dipinto rimase nelle sue mani per più di due anni, fino a quando non fu rintracciato (nel dicembre 1913) grazie a un maldestro tentativo di vendita a un collezionista fiorentino.  

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