Attualmente non è permesso abortire in quasi tutti i casi, compresi stupro, incesto o quando si verifica un'anomalia del feto
L'Irlanda voterà per il referendum sull'aborto il prossimo maggio. Lo ha annunciato il 30 gennaio il Primo ministro Leo Varadkar, descrivendo la scelta come "una decisione difficile da prendere per il popolo irlandese".
Il quesito referendario
Il quesito referendario chiederà agli elettori se vogliono mantenere o meno l'ottavo emendamento della Costituzione, in base al quale la vita di una madre e del suo bambino non ancora nato sono da considerarsi uguali. La norma è diventata legge irlandese nell'ottobre del 1983 in seguito ad una consultazione referendaria votata il mese precedente. L'attuale legge non consente interruzioni anticipate della gravidanza in caso di di stupro o incesto, o quando vi è un'anomalia del feto. Se gli elettori dovessero esprimersi contro l'ottavo emendamento, a quel punto la responsabilità di emanare una nuova legge sulla materia passerà al parlamento irlandese. In questa ipotesi, nel periodo precedente alla tornata elettorale, il ministro della Salute, Simon Harris, preparerà e pubblicherà una serie di progetti di legge che prevedono la possibilità di abortire fino a 12 settimane dal concepimento. Il premier Varadkar ha comunque precisato che secondo questo progetto di legge l'aborto dopo le 12 settimane sarebbe invece autorizzato solamente in "circostanze eccezionali".
In vantaggio il voto per il cambiamento
Nel suo discorso di presentazione al referendum Varadkar ha ammesso che "il problema è molto personale e privato. Per la maggior parte di noi la questione non è bianco o nero, ma si colloca in una zona grigia". Il capo dell'esecutivo ha aggiunto di aver pensato "a lungo e duramente" prima di sostenere un referendum che possa consentire l'aborto senza restrizioni nelle prime 12 settimane di gravidanza. "Il viaggio più triste e solitario – ha detto Varadkar - è fatto dalle donne irlandesi in paesi stranieri per porre fine alle loro gravidanze. Da parte mia sosterrò un voto per il sì. Le mie opinioni si sono evolute nel tempo". Due sondaggi recenti hanno mostrato una cambiamento significativo nell'opinione pubblica a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando la Chiesa cattolica romana esercitava il suo dominio sul discorso pubblico. Secondo un sondaggio dell'Irish Times pubblicato la scorsa settimana, una netta maggioranza di tutti gli elettori (il 56%) ha detto che voterebbe a favore di un cambiamento costituzionale, con il 29% non favorevole, e il 15% che non ha saputo o non ha espresso alcun parere.