Il capo della minoranza democratica al Senato: "Nostro voto per riapertura del governo". E garantisce: destino dei Dreamer oggetto di discussione "immediata". Ma Casa Bianca: "Accordo su migranti solo se sarà buono per il Paese"
La questione Dreamer
Schumer ha tenuto a precisare che il destino dei Dreamer sarà oggetto di discussione "immediata" nel quadro del compromesso raggiunto in vista del voto per finanziare il governo e garantire la riapertura dell'amministrazione federale. L'impegno preso dai repubblicani è quindi di affrontare da subito il nodo sul programma per i minori immigrati negli Usa illegalmente (Daca) introdotto da Barack Obama e cancellato da Donald Trump. Gli stessi democratici, in precedenza, avevano rifiutato di votare il testo per sbloccare lo shutdown, se non avessero avuto solide garanzie sulla sorte dei Dreamer. Ma su questo punto, dalla Casa Bianca, fanno sapere che Donald Trump farà un accordo sull'immigrazione solo se sarà buono per il Paese, come ha riferito la portavoce Sarah Sanders.
L'accordo fino all'8 febbraio
L'accordo raggiunto tra democratici e repubblicani chiama i senatori a esprimersi su un provvedimento di spesa temporaneo che consente il ripristino dell'amministrazione federale fino al prossimo 8 febbraio e con l'impegno da parte del leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, di indire una votazione sul nodo dell'immigrazione proprio prima di quella data.
Con shutdown a rischio anche statue, parchi e musei
Sono molti i settori che sono stati messi a rischio dallo shutdown. La prima conseguenza visibile, in questo senso, è la chiusura degli uffici federali e soprattutto dei parchi, dei musei e dei monumenti sotto amministrazione federale. È il caso, per esempio, della Statua della Libertà, la cui chiusura nel 2013 aveva provocato sconcerto tra i turisti. Questa volta, però, è intervenuto lo Stato di New York, finanziando con propri fondi l'apertura del monumento. L’ultimo shutdown si era tenuto cinque anni fa, nell'ottobre del 2013, era durato 16 giorni e aveva coinvolto 850 mila dipendenti federali messi temporaneamente in congedo.