Romania, decine di migliaia in piazza contro la corruzione

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Uno scorcio delle proteste anti-corruzione in Romania, in un'immagine del 2017 (Getty Images)

Circa 50mila persone hanno marciato verso il palazzo del parlamento di Bucarest per contestare una proposta di legge che proteggerebbe "mazzette" e malcostume politico

Una nuova grande ondata di proteste ha riunito, nella piazza davanti al palazzo del Parlamento della Romania, diverse decine di migliaia di persone (le stime vanno da 50 a 100mila). Al centro delle manifestazioni ci sono alcuni emendamenti alla riforma della giustizia, con particolari risvolti critici per quanto riguarda il reato di corruzione e di abuso d'ufficio.

Fiumana a Bucarest

Il palazzo del Parlamento è il simbolo del potere del Paese, edificato dal dittatore Ceausescu, al suo interno negli ultimi mesi si è discusso sulla controversa riforma della giustizia. “Sono venuta qui perché ho due figli piccoli e meritano una vita migliore in questo Paese europeo”, ha dichiarato al Guardian Florentina Caval, una delle manifestanti. Le proteste erano iniziate nel febbraio 2017, quando un decreto (poi ritirato) avrebbe di fatto ridotto i poteri della magistratura e allargato la libertà d'azione per i corrotti. Da allora il governo socialdemocratico, salito al potere nel dicembre 2016, avrebbe continuato a proteggere un malcostume politico, riconosciuto come ai massimi livelli nell'Unione europea da Transparency International.

Le ultime novità

A motivare le ultime proteste ci sono alcuni emendamenti alla riforma della giustizia che, ad esempio, proibirebbero l'utilizzo di materiale video nelle indagini, imporrebbero la presenza degli indagati durante l'audizione delle vittime innanzi alla corte, escluderebbero la custodia cautelare per i sospettati per di corruzione. Secondo quanto previsto dal disegno di legge, inoltre, l'abuso d'ufficio cesserebbe di essere un reato (penale) nei casi in cui le somme coinvolte siano al di sotto della soglia di 200mila euro. Secondo quanto riporta il Guardian le indagini anti-corruzione tra 2006 e 2017 hanno portato a incriminare 20 ministri (fra quelli attualmente in carica e non), 53 deputati e 19 senatori, oltre che all'arresto dell'ex primo ministro Adrian Nastase. Lo scorso novembre la Commissione europea aveva dichiarato in una nota che la “messa in dubbio dell'indipendenza della magistratura è stata una persistente fonte di preoccupazione” per tutto il 2017.

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