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Molestie, Deneuve e altre 99 donne: difendiamo libertà di importunare

Mondo

Attrici, registe, scrittrici, giornaliste hanno firmato un appello su Le Monde: giusta la denuncia della violenza, controproducente l'onda “puritana” e l’odio verso gli uomini dopo il caso Weinstein

Sacrosanta la denuncia della violenza, controproducente l'onda “puritana” che ha invaso media e social network dopo il caso Weinstein. Un centinaio di donne - attrici, registe, scrittrici, giornaliste - lancia un appello controcorrente su Le Monde: “Noi difendiamo la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale”. Fra queste donne c’è anche Catherine Deneuve, che dall'inizio della vicenda ha mantenuto una posizione defilata.

L’appello

Femminismo non significa “odiare gli uomini e la sessualità”, proclamano le firmatarie dell'appello in una “tribuna” pubblicata dal quotidiano francese. Tra le firme, la giornalista Elisabeth Levy e la scrittrice Catherine Millet, molte attrici, artiste, editrici, scrittrici. Tutte d'accordo sul fatto che le iniziative come l'hashtag #MeToo siano state meritorie nel “liberare la parola” delle donne. Ma tutte altrettanto decise nel condannare il fatto che #MeToo abbia “comportato, sulla stampa e sui social network, una campagna di delazioni e accuse pubbliche di individui che, senza che si lasci loro la possibilità di rispondere o di difendersi, vengono messi esattamente sullo stesso piano di violentatori”. “Questa giustizia sbrigativa – continuano le donne nella loro denuncia – ha già fatto le sue vittime, uomini puniti nell'esercizio del loro lavoro, costretti a dimettersi, avendo avuto come unico torto quello di aver toccato un ginocchio, tentato di strappare un bacio, o aver parlato di cose 'intime' in una cena di lavoro, o aver inviato messaggi a connotazione sessuale a una donna che non era egualmente attirata sessualmente”.

Distinzione tra “violenza sessuale” e “rimorchio”

Proprio su quest'ultimo punto - la distinzione netta fra la “violenza sessuale”, che è “un crimine”, e il “rimorchio”, che “non è neppure un reato” - si concentra la battaglia delle 100 controcorrente: “Noi difendiamo la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale”, siamo “abbastanza mature” da “non confondere un goffo tentativo di rimorchio da un'aggressione sessuale”. Deneuve e le altre, “in quanto donne”, gridano il loro desiderio di “non riconoscersi in questo femminismo che, al di là della denuncia degli abusi di potere, assume il volto dell'odio verso gli uomini e la sessualità”. Niente a che vedere con le battaglie giuste e sacrosante, sottolineano, ma la confusione si ritorce contro le stesse vittime: “La donna, oggi, può vigilare affinché il suo stipendio sia uguale a quello di un uomo, ma non sentirsi traumatizzata per tutta la vita se qualcuno le si struscia contro nella metropolitana”.

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