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Erdogan: apriremo ambasciata turca a Gerusalemme est

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Manifestanti pro palestinesi protestano nella città turca Diyarbakir contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele (17 dicembre 2017 - foto GettyImages)

"L'abbiamo già riconosciuta come capitale dello Stato palestinese ma non siamo stati in grado di aprirvi la nostra ambasciata perché è ancora sotto occupazione" ha precisato il presidente turco 

Gerusalemme est potrebbe diventare presto la nuova sede dell’ambasciata turca. A dirlo è il presidente Recep Tayyip Erdogan in persona, il quale seguirebbe la linea già demarcata dai Paesi dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) che hanno riconosciuto la città di Gerusalemme come capitale dello Stato palestinese. Tra Erdogan e lo Stato di Israele i rapporti sono stati sempre piuttosto tesi e il riconoscimento di Gerusalemme come sua capitale da parte del presidente statunitense Donald Trump ha complicato ulteriormente la situazione.

I rapporti tra Turchia e Israele

Il presidente turco Erdogan ha ricordato che il vertice per la Cooperazione dei Paesi Islamici (Oic) ha già riconosciuto Gerusalemme Est come capitale dello Stato palestinese. Tuttavia, non sarebbe stato ancora possibile stabilirvi l’ambasciata turca, che si trova attualmente a Tel Aviv, in quanto la città "è occupata dalle forze israeliane. Con l’aiuto di Dio apriremo l’ambasciata turca a Gerusalemme", ha dichiarato Erdogan durante un comizio nella città di Karaman, nel sud ovest dell'Anatolia. La relazione tra Turchia e Israele è sempre stata parecchio complicata: I due Paesi nel 2010 hanno rotto i rapporti diplomatici in seguito all’attacco delle forze israeliane alla nave Mavi Marmara, che era costata la vita a dieci cittadini turchi. Tuttavia, nonostante questo tragico episodio, il volume di scambi commerciali tra Turchia e Israele non è mai diminuito: negli ultimi 15 anni, che hanno visto al potere il partito del presidente Erdogan (Akp), sarebbe quadruplicato.

Le conseguenze della mossa di Trump

Nella città di Gerusalemme si intrecciano le tre grandi religioni monoteiste. La città ospita il terzo santuario più sacro dell’Islam e il muro occidentale ebraico, entrambi nel settore orientale. Le ambasciate straniere in Israele, compresa quella turca, si trovano, però, a Tel Aviv, a riprova dello status ancora irrisolto di Gerusalemme. Come riporta "Reuters", secondo i Paesi musulmani, compresi gli alleati degli Stati Uniti, riunitisi in un summit lo scorso 13 dicembre, la decisione di Trump sarebbe la dimostrazione che Washington intende venir meno al suo ruolo pacificatore in Medio Oriente. Le critiche più aspre sono arrivate proprio da Erdogan che non ha risparmiato attacchi quotidiani definendo la decisione "una disgrazia" e "una violazione del diritto internazionale". Il presidente Trump è stato definito dal suo omologo turco "responsabile della fine del processo di pace", mentre lo Stato di Israele è stato descritto a più riprese come "terrorista", "killer di bambini", "invasore che agisce in totale spregio dei diritti umani".

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