Ambasciata di Palestina: “Il Giro d'Italia cede a ricatto di Israele”
MondoDopo la rimozione dell'aggettivo “West” dalla dicitura “West Jerusalem” sul sito della corsa, la sede diplomatica ha sottolineato che è stata assecondata "una pretesa di annessione condannata da risoluzioni Onu”
“Il Giro d'Italia cede al ricatto”: è questa l'accusa dell'ambasciata di Palestina in Italia, sulla questione della rimozione - su richiesta israeliana - della parola “West” dalla dicitura “West Jerusalem” (Gerusalemme Ovest) riguardante la prima tappa della corsa rosa nel 2018, che inizialmente compariva nel sito ufficiale della manifestazione.
“Annessione condannata dall'Onu”
La rimozione è arrivata dopo le rimostranze di due ministri di Israele, che avevano minacciato di ritirare i finanziamenti alla gara. Una vicenda riguardo alla quale ora l'ambasciata palestinese esprime rammarico “per l'evidente politicizzazione” del Giro. “Gli organizzatori assecondano una pretesa di annessione condannata da risoluzioni Onu - spiegano dalla sede diplomatica - assumendosi una responsabilità politica che non solo non compete loro, ma che differisce dalla posizione della comunità internazionale, compresa l'Italia”.
La ricostruzione palestinese
I fatti risalgono allo scorso giovedì 30 novembre: “Due ministri israeliani - si legge nel comunicato ufficiale palestinese riportato da diverse agenzie di stampa - avevano minacciato che il governo non avrebbe partecipato all'evento sportivo se la definizione di Gerusalemme Ovest non fosse stata modificata, e sono stati accontentati”. A nulla era valso l'intervento degli organizzatori della gara ciclistica, che si erano affrettati a dire che “la definizione non aveva nessuna valenza politica”. Dietro alla richiesta di Israele, secondo l'ambasciata di Palestina, oltre al “ricatto economico” c'è una questione “squisitamente politica e contro il diritto internazionale”.
La questione di Gerusalemme
Per gli israeliani, Gerusalemme è la capitale dello Stato e non esistono divisioni tra Est e Ovest. “Una distorsione della realtà che - ribadiscono i palestinesi - contraddice le risoluzioni delle Nazioni Unite per cui Gerusalemme Est è stata occupata da Israele nel 1967 insieme alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza”. Anche per la Palestina la città santa è la legittima capitale: “Non riconoscere Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina - conclude il comunicato - significa non riconoscere la soluzione dei due Stati”.