Catalogna, Puigdemont: “Opposizione democratica ad aggressione Madrid”

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Il giorno dopo il voto del Parlament, prosegue il braccio di ferro con il governo centrale. Dichiarazione istituzionale del presidente destituito, che potrebbe essere arrestato lunedì. Rajoy delega presidenza della Generalitat catalana alla vice. Rimosso capo Mossos

Il giorno dopo la proclamazione dell’indipendenza della Catalogna e la risposta immediata del governo spagnolo, continua il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid. Il primo ministro Mariano Rajoy, come riporta la Gazzetta ufficiale spagnola, dopo la destituzione di Carles Puigdemont ha prima assunto le funzioni e i poteri del presidente della Generalitat catalana e poi ha delegato tutto alla vicepremier Soraya Saenz de Santamaria. Puigdemont, che lunedì secondo la stampa spagnola potrebbe essere arrestato, è apparso in tv per un breve discorso registrato e ha invitato alla "opposizione democratica all'applicazione dell'articolo 155" della Costituzione. Dopo le misure annunciate ieri da Madrid, intanto, è arrivata anche la destituzione del maggiore Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos d'Esquadra.

"Aggressione premeditata alla volontà espressa dai catalani"

Il breve discorso di Puigdemont, mentre migliaia di persone sono riunite a Madrid per una manifestazione a favore dell'unità della Spagna, è andato in onda sull'emittente regionale Tv3. Il presidete catalano destituito ha definito l'applicazione dell'articolo 155 una "aggressione premeditata alla volontà espressa dai catalani". Ma ha invitato gli indipendentisti alla calma. Non dobbiamo "mai abbandonare l'atteggiamento civile e pacifico. Non vogliamo la ragione della forza, non noi", ha detto nella sua dichiarazione istituzionale. E ha aggiunto: "Continueremo a lavorare per un Paese libero, con meno ingiustizie". Secondo Efe, poi, il Govern catalano ha fatto sapere che non si considera destituito e prevede di riunirsi oggi per, fra l'altro, preparare elezioni "costituenti" della nuova "Repubblica" proclamata dal Parlament.

L’indipendenza e la risposta di Rajoy

La proclamazione è arrivata alle 15:27 di venerdì 27 settembre 2017: il Parlamento catalano, con 70 sì e 10 no, ha votato la Repubblica, “Stato indipendente e sovrano”, e la secessione dalla Spagna. Un voto definito “storico” dal fronte indipendentista. “Un atto fuori dalla legge e criminale”, secondo il premier spagnolo Mariano Rajoy. Praticamente nello stesso momento il Senato di Madrid ha approvato l'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione. Più tardi, il governo spagnolo ha decapitato la Catalogna: ha destituito il presidente Carles Puigdemont e il suo Govern, ha sciolto il Parlament e convocato le elezioni per il 21 dicembre.

Le incognite

Mentre ci si interroga su cosa succederà ora, si attendono le prossime mosse di Madrid e Barcellona. Madrid ha annunciato delle misure e ha destituito anche il segretario generale agli Interni e il direttore generale dei Mossos d'Esquadra, Pere Soler, e il maggiore Josep Luuis Trapero, capo della polizia catalana. Sulla loro pagina Twitter, i Mossos assicurano: "Proteggere e garantire la sicurezza delle persone è la nostra priorità. Continuiamo a lavorare normalmente". I ministeri di Madrid, poi, assumeranno la guida di quelli catalani. Non è ancora chiaro, però, come avverrà effettivamente la presa di controllo della Catalogna. Dipenderà anche dalla resistenza del popolo indipendentista e dei funzionari catalani al blitz spagnolo. Finora le manifestazioni per l'indipendenza sono sempre state pacifiche. Ma il rischio di un'esplosione di violenza c’è. Da una parte e dall'altra. Venerdì, mentre migliaia di persone hanno festeggiato l'indipendenza in tutte le città della Catalogna, altre sono scese in piazza per contestarla. Nella notte alcuni manifestanti unionisti sarebbero stati protagonisti di diverse aggressioni nel centro di Barcellona. Un gruppo di ultrà, ad esempio, avrebbe attaccato la sede di Catalunya Radio, spaccando le vetrate dell'ingresso.

Le prossime mosse di Barcellona

Il futuro della neonata “Repubblica” appare complicato e forse impraticabile. All’estero nessuna la riconosce: Stati Uniti, Unione europea e diversi Stati hanno già confermato il pieno appoggio a Madrid. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, però, ha invitato la Spagna a non usare la forza. Non è chiaro come Puigdemont e i suoi ministri reagiranno alla loro destituzione. Sembra improbabile la accettino.

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