Il voto in Giappone, vince la coalizione del premier Shinzo Abe

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Il premier giapponese Shinzo Abe (Getty Images)

La mossa del premier è volta a sfruttare il momento di debolezza dell'opposizione e la minaccia nucleare della Corea del Nord. Il primo ministro ha ottenuto una maggioranza di oltre due terzi, necessaria per modificare la Costituzione

Il Giappone ha votato per rinnovare la Camera bassa del parlamento così come chiesto dall'attuale primo ministro Shinzo Abe. Secondo le ultime rilevazioni del canale pubblico Nhk e dell'agenzia Kyodo, la coalizione di governo, guidata dal partito Liberaldemocratico (Ldp) del premier Abe assieme alla forza di centrodestra New Komeito, si conferma la prima forza politica, con più dei 310 seggi (su 456) necessari per assicurarsi una maggioranza di oltre due terzi. La vittoria riconferma il premier attuale come capo dell'esecutivo. 

Abe in tv: accettiamo vittoria con umiltà

Già secondo i primi exit poll - diffusi pochi minuti dopo la chiusura delle urne -  la coalizione di Shinzo Abe aveva ottenuto 280 seggi sui 465 in lizza. Dopo la diffusione dei primi risultati, il premier conservatore, parlando con la tv pubblica NHK, ha chiesto "umilta'" al suo partito, dando per scontata la "vittoria" che gli spalanca le porte del terzo mandato e che gli exit poll gli hanno attribuito fin da subito senza dubbi. "Dobbiamo accettare questa vittoria con umiltà", ha sottolineato Abe, chiedendo al suo partito un'assunzione di responsabilità davanti alle "critiche" ricevute da "molti elettori". 

I risultati dell'opposizione

Se il successo del primo ministro era ampiamente previsto dai sondaggi, va sottolineato il secondo posto raggiunto dal Partito Costituzionale democratico. La nuova formazione, che riunisce diversi fuoriusciti dal Partito Democratico, dovrebbe conquistare fra i 44 e i 67 seggi, diventando la prima forza di opposizione. Più deludente il risultato del nuovo partito "Speranza" di Yuriko Koike, governatore della provincia di Tokio e ministro della Difesa di Abe. Il partito di Koike, che inizialmente sembrava poter mettere Abe in difficoltà, viene ora accreditato fra i 39 e i 59 seggi.

Affluenza bassa a causa del tifone Lan

L'affluenza alle urne è stata del 54%, poco più del record negativo del 52,3% registrato nelle precedenti elezioni del 2014. Alla scarsa affluenza hanno contribuito l'alto numero degli indecisi ma anche il maltempo portato dal ciclone Lan, abbattutosi sul Giappone. Piogge torrenziali e venti violentissimi, hanno infatti tenuto in casa buona parte dell'elettorato. 

Elezioni anticipate

L'obiettivo del primo ministro, al potere dal 2012, era fin dal principio quello di superare la soglia di 310 deputati in modo da avere la maggioranza di due terzi necessaria a modificare la Costituzione in senso nazionalista. Abe, infatti, ha deciso di convocare elezioni generali anticipate a settembre, proprio dopo che i missili nordcoreani hanno sorvolato i cieli del Giappone. Una mossa, quella di Pyonyang che ha portato Tokyo a rivolgersi direttamente al suo popolo per chiedere un mandato forte per il nuovo presidente in chiave anti-coreana.

La debolezza dell'opposizione

Per alcuni analisti politici, invece, la richiesta di elezioni anticipate da parte di Abe, nasconderebbe in realtà il desiderio di capitalizzare la debolezza dell'opposizione politica sempre più divisa. In poco tempo si è infatti già appannata la stella di Yuriko Koike, che sembrava l'unica esponente politica in grado di mettere in difficoltà il premier. Ex ministro della Difesa di Abe, e prima donna a diventare governatore di Tokio, Koike ha creato un nuovo partito chiamato "Speranza" che aveva suscitato molte aspettative. Ma la "farfalla di ferro", come era stata ribattezzata dai media, è stata molto criticata per aver tralasciato i suoi compiti di governatore a favore della politica nazionale. Poi ha disorientato gli elettori decidendo di non candidarsi alla camera bassa.

Lo scioglimento del partito democratico

A confondere ulteriormente il quadro politico, in un paese dove, negli ultimi giorni prima del voto, il 40% si diceva ancora indeciso su chi votare, è stato lo scioglimento del partito Democratico, storica formazione politica dell'opposizione all'Ldp. Yuriko Koike ha chiuso la porta in faccia a gran parte dei democratici che volevano raggiungere il suo partito, imponendo loro il sostegno ad una controversa legge sulla sicurezza nazionale. Molti ex democratici sono allora confluiti in una nuova formazione, il Partito Costituzionale Democratico (Cdp) guidata da Yukio Edano, ex capo di gabinetto del governo di Naoto Kan. Altri hanno invece deciso di candidarsi come indipendenti.

Abe forte nonostante gli scandali

Nipote di un primo ministro e figlio di un ministro degli Esteri, il 63enne Abe è salito al potere dopo sei anni di instabilità che hanno visto succedersi sei diversi primi ministri. Con lui il Giappone è tornato saldamente sotto la guida dell'Ldp, che ha governato il paese sin dal 1955 salvo due brevi intervalli. Il premier continua a rappresentare la stabilità interna nonostante i diversi problemi che lo hanno indebolito sia a livello personale che politico (a partire dagli scandali di corruzione). Il tasso di approvazione del suo governo è sceso in ottobre dal 50 al 34%, mentre quello di disapprovazione saliva dal 42 al 48%. 

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