Dopo 208 giorni di colloqui l'Olanda ha un nuovo governo

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Il premier olandese Mark Rutte
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Il premier uscente e vincitore delle elezioni di marzo Mark Rutte ha costituito una coalizione di centrodestra guidata dal suo partito, il liberale Vvd, insieme ad altre tre formazioni. Era dal 1977 che non ci si metteva così tanto per formare un esecutivo

Ci sono voluti 208 giorni ma oggi Mark Rutte, premier uscente e vincitore delle elezioni in Olanda, è riuscito a formare il governo di coalizione. Un periodo di “attesa” che ha eguagliato il record del 1977, quando l’attesa fu esattamente la stessa.

Il programma e il giuramento

Il governo di Rutte sarà una coalizione di centrodestra guidata dal Vvd, partito del premier, insieme ai cristiano democratici del Cda, ai liberali progressisti del D66 e ai conservatori della Christen Unie. Il giuramento formale, secondo i media olandesi, potrebbe arrivare intorno al 23 ottobre e il programma dell’esecutivo sarà presentato domani: tra le misure sembra potrebbe esserci un taglio del 15% nelle tasse sui dividendi pagate dalle società, per rendere il Paese più attraente agli investimenti esteri. Prevista anche una stretta sulla prostituzione legale, con la reintroduzione del bando allo sfruttamento, abolito nel 2000, e l'introduzione di una licenza obbligatoria per le prostitute.

Le elezioni di marzo

Le elezioni in Olanda si sono tenute lo scorso 15 marzo con un risultato che ha scacciato l’ombra del partito anti-Ue di Geert Wilders, portando alla vittoria il Vvd liberale di Mark Rutte con il 21,2% dei voti e 33 seggi sui 150 del parlamento. La formazione di Willders, il Pvv, si è fermato al 13,1% raccogliendo 20. Poco di più dei democristiani del Cda e dei liberali di sinistra del D66 (entrambi a 19 seggi). Il voto ha registrato anche l’avanzata dei Verdi, l’entrata in parlamento per la prima volta di un partito antirazzista, il Denk e la fine della coalizione con i laburisti del PvdA, di cui è membro anche il ministro delle Finanze e presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, crollati alle urne dal 19,1% al 5,7%.

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