Referendum Catalogna, sigilli a 1.300 seggi. Spari nella notte

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Il 1° ottobre Barcellona dovrebbe decidere sul distacco dalla Spagna, che ha dichiarato illegale la consultazione. Colpi ad aria compressa contro persone fuori da una scuola: 4 feriti. Guardia civil blocca centro raccolta voti. Il governo catalano: si voterà comunque

Si avvicina in Catalogna il momento del referendum sull’indipendenza: domani gli abitanti della regione di Barcellona saranno chiamati a votare sulla secessione dalla Spagna, nonostante il governo di Madrid abbia dichiarato illegale la consultazione e la Guadia Civil abbia effettuato un blitz al centro delle telecomunicazioni catalno Ctti, fondamentale per le operazioni di voto. Ma il portavoce del governo catalano, il ministro alla presidenza Jordi Turull, ha detto che ciò "non ferma la logistica" del referendum. "Che tutti stiano tranquilli, domani si voterà", ha affermato. Ieri sera, durante il comizio finale della campagna secessionista, il presidente Carles Puigdemont ha esortato i catalani a "uscire di casa domenica determinati a cambiare la storia". Ma il governo centrale ha replicato: "La consultazione non si farà".

Quattro feriti da colpi ad aria compressa

Nella notte, secondo quanto riportato da alcuni media spagnoli, quattro persone sono rimaste lievemente ferite dopo che una persona non identificata ha sparato con un fucile a pallettoni contro l'ingresso di una scuola allestita a seggio a Manlleu, nella contea di Osona. Una persona ha sparato con una carabina ad aria compressa contro l'ingresso di una scuola di Manlleu, nella contea di Osona, in cui è stato allestito un seggio. Lo hanno riferito La Vanguardia e El Periodico. Tra i feriti, colpiti al petto, al collo e alla spalla, c'erano tre membri del Comitato locale di Difesa del referendum che hanno poi presentato denuncia. Portati in un pronto soccorso, nessuno di loro ha avuto bisogno di cure mediche.

Guardia Civil nel centro telecomunicazioni del governo catalano

Quattro agenti della Guardia Civil si sono presentati questa mattina nel Centro delle Telecomunicazioni (Ctti) del governo catalano, dopo che un giudice ha ordinato la chiusura del sistema di raccolta dati sul referendum di domani, riferisce la tv pubblica Tv3. Il centro di raccolta voti è stato bloccato.

Elettori occupano seggi

Centinaia di persone hanno trascorso la notte in scuole e centri civici della Catalogna indicati come 'seggi' per le votazioni del referendum. L'occupazione intende evitare che la polizia impedisca l'uso di tali locali secondo gli ordini di Madrid, che considera illegale la consultazione popolare. Sono almeno 163 i seggi occupati, secondo dati forniti all'agenzia Efe dalla delegazione del governo spagnolo in Catalogna. In quasi tutti i seggi si sono presentati agenti dei Mossos d'Esquadra, la polizia locale catalana, per informare gli occupanti che in ogni caso dovranno abbandonare i locali prima delle 6 del mattino di domenica. La giustizia spagnola ha ordinato alla polizia catalana e spagnola di chiudere i centri domani per impedire le operazioni di voto.

Seggi chiusi e scuole occupate

Il governo spagnolo ha comunicato che la polizia ha chiuso 1300 delle 2315 scuole designate come seggi per il referendum. Una fonte anonima del governo avrebbe invece comunicato alla Reuters che 163 scuole sono attualmente occupate da famiglie catalane.

Puigdemont contro Ue: “Non ha tutelato diritti civili”

Il presidente catalano Carles Puigdemont si è dichiarato "molto deluso" dall'Ue per non avere tutelato i diritti civili in Catalogna "trascurando le proprie responsabilità".
"Quando alla nostra gente si impediva di esporre un cartello per 'Piu' Democrazia', o si arrestava un giovane che aveva una webmail di informazione sul referendum, si proibivano riunioni o si violava la corrispondenza postale, pensavo che l'Ue tanto coraggiosa nel fare discorsi moralizzatori in altri punti del pianeta, avrebbe detto qualcosa. Sono molto deluso".

L’offensiva di Madrid

E intanto si rafforza l'offensiva di Madrid per fermare il voto in una sfida dall'esito incerto e che allunga ombre sinistre sulla consultazione.
Al termine di una riunione tutta incentrata sulla consultazione, il governo di Mariano Rajoy ha avvertito i secessionisti. "Ne risponderete davanti ai tribunali", ha detto il portavoce dell'esecutivo, Inigo Mendez de Vigo, ripetendo che il referendum domenica non si farà perché è "illegale" e quindi "l'obbligo di uno Stato di diritto è quello di impedirlo". Il governo spagnolo ha gia' inviato 10.000 uomini di rinforzo nella regione ribelle, per lo piu' agenti della Guardia civil e della Policia Nacional.

Voto elettronico sospeso

Il Tribunal Superior de Justicia de Cataluna (TSJC) ha ordinato alla Generalitat catalana di sospendere il sistema di voto elettronico, conosciuto come 'evot'. Il giudice Mercedes Armas, che dirige le indagini sul governo catalano e il referendum, definito illegale dalla Corte Costituzionale spagnola, ha intimato al 'Centro de Seguridad y de la Informacion de Cataluna' (Cesicat) di bloccare ogni sistema per "individuare i punti dove sarà possibile votare elettronicamente nei diversi seggi elettorali istituiti dagli organizzatori del referendum".

Il re annulla gli impegni

Intanto re Felipe VI, preoccupato che la tensione in Catalogna - dove era accorso per partecipare ai funerali delle vittime dell'attentato del 17 agosto e per visitare i feriti, e venne contestato e fischiato dagli indipendentisti anche nel momento del lutto - possa degenerare, ha annullato ogni impegno da lunedì 2 ottobre a domenica 8. 

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