Mafia, Papa Francesco condanna la politica deviata

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Dario Cirrincione

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Primo e storico incontro di un Pontefice con la Commissione Antimafia. Bergoglio ricorda il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia 27 anni fa. Poi un appello al Governo: "Tutelate i testimoni di giustizia". LO SPECIALE

Papa Francesco tende una mano ai testimoni di giustizia e chiede che “lotta alle mafie e alla corruzione” siano una priorità della politica. Un messaggio chiaro quello lanciato dal Pontefice, nel corso del primo e storico incontro con la Commissione nazionale Antimafia. Un confronto carico di significato, anche perché organizzato 27 anni dopo l’assassinio del giudice Rosario Livatino, per il quale è in corso un processo di beatificazione.

“Stop alla politica deviata”

Papa Francesco è tornato a condannare la politica “deviata, piegata a interessi di parte e ad accordi non limpidi. È decisivo opporsi in ogni modo al grave problema della corruzione – ha detto Bergoglio - che, nel disprezzo dell'interesse generale, rappresenta il terreno fertile nel quale le mafie attecchiscono e si sviluppano”.  “Siamo investiti di responsabilità – ha detto il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi - Come parlamentari abbiamo il compito di fare buone leggi e di indagare su come agiscono i mafiosi”. Rosy Bindi ha portato in dono a Papa Francesco una copia in scala della Pala del Caravaggio “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco”, trafugata dalla mafia a Palermo nel 1969. Un’opera che Sky ha fatto rinascere con “Operazione Caravaggio”, creando una riproduzione del dipinto perfetta e tecnologicamente innovativa, riconsegnata alla città di Palermo il 12 dicembre 2015. (VIDEO)

 

“Tutelare i testimoni di giustizia”

Mentre in Senato veniva depositata un’interrogazione al Governo, per chiedere più “tutela alle donne che fuggono da contesti di criminalità organizzata”, Papa Francesco chiedeva alla Commissione Antimafia di “valorizzazione i testimoni di giustizia”. "Va trovata - ha detto il Papa - una via che permetta a una persona pulita, ma appartenente a famiglie o contesti di mafia, di uscirne senza subire vendette e ritorsioni. Queste persone si espongono a gravi rischi scegliendo di denunciare le violenze di cui sono state testimoni". 

Livatino, martire della giustizia e della fede

Durante l'udienza, Papa Francesco ha voluto "rivolgere il pensiero a tutte le persone che in Italia hanno pagato con la vita la loro lotta contro le mafie". "Ricordo, in particolare, tre magistrati - ha detto -: il servo di Dio Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. L'udienza si è svolta nell'anniversario della morte del giudice Livatino, ucciso il 21 settembre 1990 sulla statale Agrigento-Caltanissetta mentre si recava in tribunale. Livatino aveva colpito più volte gli interessi di Cosa Nostra e in passato è stato definito da San Giovanni Paolo II “martire della giustizia e indirettamente della fede” Quando fu ucciso da 4 sicari, Rosario Livatino aveva 38 anni. Tra i suoi appunti scriveva “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili“.

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