L’Esercito siriano conferma: “Due soldati uccisi”, e mette in guardia contro le ripercussioni per gli atti ostili. Sarebbe primo attacco dopo accordi de-escalation
Israele la notte scorsa avrebbe colpito una fabbrica chimica in Siria. La notizia è stata prima riportata dai media siriani e libanesi, ripresi da quelli israeliani, poi confermata dall’Esercito siriano. Non ci sono conferme, invece, da Tel Aviv.
Forse due i siti colpiti
Secondo i media, sarebbero quattro gli aerei che avrebbero attaccato il “Centro statale di studi e ricerche”, nei pressi della città di Hama e a 200 chilometri da Damasco. Il Centro si occuperebbe di ricerca e sviluppo di armi biologiche, chimiche, nucleari e di tecnologia di missili e armi. Secondo l'Osservatorio per i diritti umani (Ondus), invece, sarebbero due i siti militari colpiti dai caccia israeliani in Siria: un centro scientifico di ricerca e una base militare annessa, dove sono dislocati missili a corto raggio. “Sul posto sono state udite molte esplosioni”, ha detto il direttore dell'Ondus, Rami Abdurrahman.
Le accuse dell’Esercito siriano
L'Esercito siriano ha confermato il raid aereo israeliano su un “impianto militare nei pressi di Masyaf”, nella regione di Hama, e ha messo in guardia contro le “pericolose ripercussioni di questi atti ostili sulla sicurezza e la stabilità della regione”. Nell'attacco, secondo un comunicato citato dalla Sana, “due soldati sono rimasti uccisi”. “I caccia israeliani – si legge ancora sulla nota – hanno sparato diversi missili dallo spazio aereo libanese”. E' un attacco, continua il comunicato, che “arriva dopo le vittorie contro l'Isis e mostra il sostegno di Israele ai terroristi”.
Sarebbe primo attacco dopo accordi de-escalation
Alcuni media israeliani hanno sottolineato la concomitanza dei fatti con l'esercitazione in corso da parte dell'esercito israeliano nel nord del Paese, al confine con Siria e Libano. Si tratta della più grande esercitazione degli ultimi vent’anni. Altre fonti hanno fatto notare che, se l'attacco fosse confermato, si tratterebbe del primo avvenuto sulle zone dopo gli accordi di de-escalation.