Siria, Amnesty lancia l'allarme: migliaia di civili bloccati a Raqqa

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Uno scorcio di Raqqa sotto assedio (Getty Images)
Raqqa_GettyImages

In un rapporto pubblicato dall'organizzazione, si denuncia l'uso di abitanti come scudi umani dall'Isis nella lotta per la riconquista della città. L'Onu chiede una tregua umanitaria

Migliaia di civili in trappola sotto il fuoco nemico di tutte le parti in lotta. È quanto sta avvenendo a Raqqa, nel nord della Siria, dove la battaglia per la riconquista della città da parte dell'esercito siriano è entrata nella sua fase finale. Lo denuncia l'ultimo rapporto di Amnesty International, pubblicato il 24 agosto e basato su testimonianze dal campo di battaglia.

Difendere i civili

"Le parti in conflitto – scrive l'organizzazione umanitaria - devono dare priorità alla protezione dei civili dalle ostilità creando vie sicure di fuga dal fronte di guerra". Nel suo rapporto Amnesty denuncia con una solida documentazione come migliaia di civili siano stati uccisi dall'inizio dell'offensiva partita lo scorso giugno contro lo Stato Islamico e non ancora terminata. I sopravvissuti hanno raccontato la loro dura quotidianità, minata da trappole esplosive e cecchini dell'Isis pronti a colpire chiunque cerchi di fuggire dalla città. Ma la minaccia non è solo quella dei miliziani, ricorda Amnesty, che precisa come le vite dei civili siano costantemente messe a rischio dai bombardamenti, di terra e aerei, di chi attacca Raqqa: sia la coalizione a guida Usa che sostiene il gruppo armato siriano delle forze democratiche (Sdf), sia quella composta dalle forze governative siriane appoggiata dalla Russia. Queste ultime, secondo Amnesty, bombardano i villaggi anche con bombe a grappolo vietate dal diritto internazionale.

Scudi umani

"Via via che la battaglia per strappare Raqqa allo Stato islamico s'intensifica, migliaia di civili sono intrappolati in un labirinto di morte in cui sono sotto il tiro di tutte le parti in conflitto", ha dichiarato Donatella Rovera, Alta consulente di Amnesty International per la risposta alle crisi, che ha guidato l'indagine sul campo. Ravera ha poi aggiunto che sapendo che lo Stato islamico usa gli abitanti come scudi umani, le Forze democratiche siriane e la coalizione a guida Usa devono raddoppiare gli sforzi per proteggere la popolazione civile, evitando soprattutto attacchi sproporzionati e indiscriminati". L'offensiva per la riconquista di Raqqa è ripartita lo scorso 6 giugno: a metà luglio, ricorda Amnesty, le forze siriane appoggiate dalla Russia hanno cominciato a bombardare campi e villaggi a sud della città, provocando la morte di migliaia di civili. Secondo le stime delle Nazioni Unite, inoltre, potrebbero esserci fino a 50mila persone in ostaggio a causa del conflitto.

L'Onu chiede una pausa umanitaria

In concomitanza con la pubblicazione del rapporto di Amnesty International, le Nazioni Unite hanno chiesto una pausa umanitaria nei combattimenti a Raqqa, per consentire alla popolazione civile di lasciare la città. L'appello dell'Onu è stato lanciato a Ginevra da Jan Egeland, consigliere per gli affari umanitari in Siria. Egeland ha affermato che è necessario fare "tutto il possibile per permettere ai civili di fuggire da Raqqa", in particolare quelli che cercano di attraversare l'Eufrate. "Le barche sul fiume non devono essere attaccate", ha ammonito il consigliere.

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