Kenya, scontri dopo il voto. Opposizione denuncia: più di cento morti

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Il presidente in carica, Uhuru Kenyatta, si conferma per un secondo mandato e lancia un appello all'unità nazionale. La polizia reprime tumulti esplosi in diverse parti del Paese. Secondo le fonti ufficiali i morti sono per adesso docici, tra cui una bambina

Continuano i disordini in Kenya, dopo che Uhuru Kenyatta ha vinto un secondo mandato a seguito delle elezioni presidenziali. L’opposizione della National Super Alliance ha denunciato che, dal giorno del voto, sono più di cento i cittadini che sono stati uccisi: tra questi, dieci sono bambini.
I media e la polizia hanno confermato per adesso la morte di dodici persone, tra cui una bambina di nove anni.

Scontri da venerdì sera

All'annuncio della vittoria di Uhuru Kenyatta, venerdì sera, si sono subito sentiti spari e grida nelle strade in varie parti del Paese: gli scontri non sono ancora terminati.
Secondo la commissione elettorale Kenyatta ha ottenuto 8,2 milioni di voti, ovvero il 54% dei consensi. Il leader dell'opposizione sconfitto, Raila Odinga si è fermato a 6,76 milioni di voti, ma non riconosce l'esito delle urne, dichiarandolo nullo, compromesso da brogli. Da parte sua Kenyatta ha lanciato un appello all'unità nazionale.

Tra le vittime una bambina di nove anni

Due delle vittime sono state uccise dalle forze dell'ordine alla periferia di Kimusu, città nella parte occidentale del Paese che sostiene proprio Odinga. Si contano anche cinque feriti. Altri nove giovani uomini sono stati uccisi nel corso della notte durante le proteste scoppiate a Mathare, la baraccopoli che sorge alla periferia della capitale Nairobi. Secondo una fonte della polizia citata dall'agenzia Reuters anche in questo caso le vittime sarebbero state uccise dalla forze dell'ordine nelle operazioni anti sommossa.  La bambina uccisa sarebbe stata invece colpita da una pallottola vagante, mentre era affacciata al balcone di un edificio nella zona nord di Nairobi. secondo quanto raccontato dal padre la piccola era al balcone di un edificio nella zona nord della capitale, "a giocare con i suoi amici, quando improvvisamente è caduta a terra". 

Kenyatta lancia appello all'unità nazionale

Kenyatta dà così il via al suo secondo, e ultimo come prevede la costituzione, mandato a capo del paese africano. Durante il discorso per la vittoria il leader 55enne ha fatto appello all'unità nazionale invitando il suo avversario Odinga a lavorare insieme a lui per il bene del Paese. "Come in ogni competizione ci sono vincitori e vinti, ma tutti apparteniamo a una grande nazione che si chiama Kenya. Io porgo una mano di amicizia e cooperazione perché questo Paese ha bisogno che stiamo insieme per avere successo". Nei giorni scorsi l'opposizione ha fortemente messo in dubbio le procedure elettorali sostenendo che il software di raccolta voti sia stato manomesso. Stati Uniti e Unione Africana hanno invece parlato di elezioni corrette. Nel Paese è ancora viva la memoria di quanto accaduto nel 2007, quando elezioni contestate portarono allo scoppio di violenze tribali con la morte di oltre mille persone e migliaia di sfollati.  

Kenya, locomotiva economica della regione. Ma il debito pubblico è esploso

Le differenze tribali pesano ancora molto in Kenya, con la tribù di Kenyatta, i Kikuyu, accusata di trascurare i Luo cui appartiene Odinga, con una conseguente carenza di ospedali, scuole e infrastrutture nelle loro zone di influenza. Ma per il presidente rieletto ci sono anche altre priorità in agenda, a cominciare dall'economia: negli ultimi cinque anni, il Kenya è cresciuto a una media del 5,3%, rispetto al 3,6% dei vicini, affermando il suo ruolo trainante nel continente. Una vocazione confermata dagli ingenti investimenti effettuati nel paese dall'Occidente e dalla Cina, che ha appena ultimato la costruzione della ferrovia da 3,2 miliardi di dollari che collega Nairobi e Mombasa. Tuttavia, le ampie risorse incanalate in progetti infrastrutturali e servizi ha portato parallelamente a una forte crescita del debito pubblico, arrivato al 55% del Pil. I richiami del Fondo monetario internazionale a tagliare le spese mal si accordano con le promesse elettorali di Kenyatta per un ulteriore sviluppo del Paese. 

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