Alcune dipendenti ed ex dipendenti accusano il colosso di Mountain View di sessismo e disparità salariale e sostengono di aver lasciato il posto di lavoro a causa di queste differenze. L’azienda: “Sessanta persone sono un campione piuttosto ridotto”
Non c’è pace per Google che, dopo essere finita al centro delle polemiche pochi giorni fa per una lettera sessista scritta da un dipendente, ora potrebbe dover affrontare una class action composta da più di 60 donne, dipendenti o ex dipendenti, che accusano l’azienda di sessismo e disparità salariale.
Maschilismo e stipendi inadeguati
La notizia arriva dal quotidiano The Guardian che cita l'avvocato James Finberg, di San Francisco, specialista in azioni collettive. Il legale spiega che alcune donne sostengono di essere state pagate meno dei colleghi nonostante la parità di qualifiche professionali e ruoli lavorativi, mentre altre si scagliano con quella che viene chiamata frat boy culture, una cultura maschilista e ostile alle donne che molte volte è stata indicata come una piaga profonda della Silicon Valley.
Le testimonianze
“Sono preoccupate che le donne, rispetto agli uomini con lo stesso livello di istruzione, vengano indirizzate a livelli e posizioni che pagano meno”, spiega Finberg, che racconta che alcune delle persone con cui ha parlato sostengono di aver guadagnato circa 40mila dollari in meno rispetto ai colleghi, mentre una parla di due terzi dello stipendio di un suo corrispettivo maschile. Delle più di 60 donne che nelle ultime tre settimane si sono rivolte all’avvocato, circa la metà lavora ancora a Google mentre più di una dozzina dice di aver deciso di lasciare l’azienda a causa delle discriminazioni.
Google: “Sessanta persone non sono rappresentative”
Una class action di questo tipo finirebbe per coinvolgere il Dipartimento del Lavoro che recentemente ha già convinto un giudice a costringere l'azienda a fornire parte dei registri salariali. Google nega con forza che gli stipendi siano discriminatori, ma l'avvocato Finberg sostiene che le testimonianze raccolte finora concordano su chiare disparità che danneggiano le donne. Un portavoce di Big G ha rifiutato di commentare la vicenda della class action, limitandosi a dire che “sessanta persone sono un campione piuttosto ridotto”.
La vicenda della lettera
Solo ieri, Google ha licenziato un dipendente, un ingegnere, autore di una sorta di manifesto in cui sosteneva che il fatto che ci siano più uomini ai posti di comando di aziende tecnologiche sia dovuto a "differenze biologiche".