Una sentenza ha stabilito che “nonostante la crisi sulla rotta balcanica, vale la regola di Dublino”. L’avvocato generale chiede di respingere i ricorsi su relocation. Avramopoulos: finora 7873 ricollocamenti da Italia
Una sentenza della Corte Ue ha stabilito che, nonostante l'aspetto straordinario della crisi migratoria sulla rotta dei Balcani, per l'esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d'ingresso e non quello in cui la richiesta è presentata, in applicazione del regolamento di Dublino. Nel caso specifico in esame è la Croazia a dover "esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera nel 2015-2016”.
“Respingere i ricorsi su relocation dei migranti”
L'avvocato generale Yves Bot ha invitato i giudici della Corte di Giustizia Ue a dire no ai ricorsi presentati contro il meccanismo di ricollocamento provvisorio obbligatorio dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. La Corte deve "respingere i ricorsi di Slovacchia e Ungheria" ha detto Bot, secondo cui il meccanismo “contribuisce realmente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l'Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015". Nella maggior parte dei casi la Corte accoglie i pareri degli avvocati generali, anche se questi non sono vincolanti.
Avramopoulos: 7873 ricollocamenti da Italia
A giugno il ritmo delle 'relocation' dei migranti nell'Ue ha raggiunto livelli record con mille trasferimenti dall'Italia e oltre duemila dalla Grecia. Il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos ha fornito i dati, secondo cui i ricollocamenti effettuati ad oggi sono in totale 24.676, di questi 16.803 dalla Grecia e 7.873 dall’Italia.
Il caso dei ricorsi
Come risposta alla crisi migratoria che ha colpito l'Europa nell'estate 2015, il Consiglio Ue ha deciso i ricollocamenti per aiutare l'Italia e la Grecia ad affrontare l'afflusso massiccio di migranti. La Slovacchia e l'Ungheria, che, al pari della Repubblica Ceca e della Romania, hanno votato contro, chiedendo alla Corte di giustizia di annullare la decisione sostenendo che ci sono stati errori di carattere procedurale o la scelta di una base giuridica inappropriata. Nel procedimento, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell'Ungheria, mentre Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Lussemburgo, Svezia e la Commissione sono intervenuti a sostegno del Consiglio Ue.
Corte Ue: impugnabile trasferimento in paese arrivo
Un’altra pronuncia della Corte di giustizia Ue ha sancito che un richiedente asilo arrivato in un Paese ma che presenta la sua domanda in un altro Stato dell'Ue può impugnare in giudizio la richiesta di ritrasferirlo nel Paese d'arrivo, se questa non è presentata entro tre mesi, ossia i termini previsti dal regolamento di Dublino. La causa era stata intentata da un eritreo sbarcato in Italia e poi passato in Germania, dove ha chiesto asilo. Berlino ne aveva chiesto il trasferimento ma, appunto, solo dopo la scadenza dei tre mesi. La Corte ha accolto il parere dell'avvocato generale.
Ok procedure asilo più snelle per Italia
La Corte ha inoltre dato il proprio parere favorevole a snellire le procedure per l'asilo in Italia. Il richiedente, affermano i giudici, non va necessariamente sentito una seconda volta, se nella prima fase gli è stata "offerta la possibilità di essere ascoltato di persona; il verbale del colloquio sia confluito nel fascicolo del Tribunale; il Tribunale abbia sempre la facoltà di procedere ad una nuova audizione se necessario". La sentenza riguarda un'impugnazione al Tribunale di Milano, contro un no della Commissione Territoriale a riconoscere l’asilo.