Colera, stato di emergenza in Yemen con oltre 200mila casi sospetti

Mondo
Un bambino yemenita con sintomi di colera viene visitato presso l'Ospedale Sabaeen di Sana'a (Getty Images)
Getty_Images_Colera_Yemen

Il primo ministro Ahmed Obeid Bin Daghr ha proclamato l'allarme in cinque province del Paese. Secondo l'Oms negli ultimi due mesi le morti legate alla malattia sono state 1400. L'Unicef consegna 36 tonnellate di aiuti medici

Il colera continua a mettere in ginocchio lo Yemen. Nelle ultime ore il primo ministro Ahmed Obeid Bin Daghr ha proclamato lo stato d'emergenza nel settore sanitario nelle cinque province del Paese.

La guerra civile in corso

Lo stato di emergenza è dovuto al diffondersi dell'epidemia di colera. Nel paese e' in corso una guerra cominciata nel 2015, che vede due fazioni, la prima appoggiata dai sauditi e la seconda dall'Iran, contendersi la legittimità della guida del governo. "Questa epidemia mortale del colera è la conseguenza diretta di due anni di duro conflitto", sottolineano Unicef e Oms. "Il collasso dei sistemi idrici e igienico-sanitari - aggiungono - ha tagliato fuori 14,5 milioni di persone dall'accesso regolare all'acqua e ai servizi igienici".

Gli aiuti dell'Unicef

Numeri che sono stati confermati dai dati dell'Unicef, impegnata nelle ultime ore nella consegna di 36 tonnellate di aiuti medici salva vita e kit per la purificazione dell'acqua. Per recapitarli, l'Onu per l'infanzia si è avvalsa di tre cargo aerei precisando, in una nota diffusa il 28 giugno, che quella attualmente in corso in Yemen è la "peggior epidemia di colera al mondo, con oltre 200mila casi sospetti". Gli aiuti inviati alla popolazione yemenita dall'Unicef comprendono 750mila bustine di sali per la reidratazione orale, utili per curare 10mila persone, 10,5 milioni di pastiglie per purificare l'acqua e altre forniture sanitarie. Secondo Sherin Varkey, vice rappresentante dell'Unicef in Yemen, si tratta di "una corsa contro il tempo".

Una situazione al collasso

Le morti confermate dall'Onu sono circa 1300 delle quali circa un quarto erano bambini. A complicare il quadro c'è anche una situazione socio-economica precaria che coinvolge una larga parte del personale civile. Fra questi ci sono dottori, infermieri, ingegneri idrici e spazzini, che non ricevono retribuzione da circa dieci mesi. Dall'inizio dell'epidemia, il 27 aprile, l'Unicef ha reso noto di aver distribuito oltre 600mila bustine di sali per la reidratazione orale e 20.000 fluidi per terapie endovenose presso i centri per la reidratazione orale e le case. Insieme con i suoi partner, il Fondo per l'infanzia ha supportato l'apertura di 488 punti per terapie per la reidratazione orale e oltre 20 centri per il trattamento della diarrea.

Mondo: I più letti