La svolta di Trump su Cuba: dai viaggi alla cultura, cosa cambierà

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Il presidente americano potrebbe annunciare venerdì prossimo a Miami un dietrofront sulla normalizzazione dei rapporti con l’Avana realizzata da Barack Obama, con rischi concreti per il turismo e il commercio di entrambi i Paesi

Il presidente Usa Donald Trump si prepara a ufficializzare il cambio di rotta della posizione degli Stati Uniti nei confronti di Cuba. Trump, ha appreso il Miami Herald da fonti vicine al presidente, sarà a Miami venerdì prossimo per annunciare la nuova linea della sua amministrazione nei confronti dell'Avana. La decisione di presentare a Miami la marcia indietro Usa sull'apertura decisa da Barack Obama è significativa, data la presenza di molti esuli il cui sostegno alle elezioni di novembre è stato determinante per la vittoria in Florida e alla Casa Bianca. Ma quali sono le principali questioni sul tavolo?

La stretta sui viaggi

Secondo la Bbc, l’area più a rischio è quella dei viaggi. Dalla fine del 2014, quando Obama normalizzò i rapporti diplomatici con Cuba, ogni anno è stato un record in termini di visitatori sull’isola e di questi moltissimi sono partiti proprio dagli Stati Uniti. Gli oppositori dello “scongelamento” vorrebbero che Trump desse una stretta alle 12 categorie di viaggio, introdotte per permette agli statunitensi di andare a Cuba senza necessità di richiedere permessi speciali. Delle restrizioni di questo tipo avrebbero un enorme impatto economico sia su l’Avana sia sugli Usa, dove sarebbero colpite ad esempio le compagnie aeree e navali.

L’accordo bilaterale

Sul piatto c’è anche il nodo dell’accordo bilaterale tra Stati Uniti e Cuba, in procinto di decollare dopo che a gennaio c’è stata la prima nave di export partita dall’isola e diretta negli Usa e in seguito all’accordo chiuso dalla catena di alberghi Starwood per aprire tre strutture a l’Avana. Gli oppositori di Castro vorrebbero rovesciare la decisione di Obama di far sì che gli enti statunitensi possano lavorare con le agenzie di Stato cubane, determinanti in campo economico. Rifiutarsi, quindi, di collaborare con le forze armate dell’isola, renderebbe impossibile stabilire una presenza commerciale consistente.

La revoca dell’embargo

Se Trump decidesse di stravolgere le decisioni politiche dell’ex presidente Obama, è molto probabile che l’embargo degli Usa su Cuba rimanga dov’è per i prossimi quattro anni. La misura non può essere revocata dal presidente, serve l’approvazione del Congresso, ma se la mossa del presidente americano sarà un passo indietro a uscirne rafforzato sarà il gruppo anti-Castro della House of Representatives e le chance di un ritiro dell’embargo saranno sempre meno.

I diritti umani

Riferendosi a Cuba, Trump, sia come candidato alla casa Bianca che come presidente, ha parlato spesso dei diritti umani, forse come mossa elettorale prima, forse come mezzo per giustificare la sua inversione di rotta rispetto alle scelte di Barack Obama poi. La Bbc riporta che a febbraio, dopo una cena con Marco Rubio, il tycoon ha detto che condividono “una visione molto smile di Cuba” e che il senatore della Florida vuole “trattare Cuba come la dittatura che è”. Paradossalmente però, nelle proposte dell’attuale amministrazione Usa, c’è quella di eliminare i finanziamenti USAID destinati ai gruppi dissidenti cubani, considerati i difensori dei diritti umani e della libertà di parola sull’isola.

Arte, cultura e scienza

Un altro settore che risentirebbe molto della decisione di Donald Trump è quello culturale, che dal 2014 ha beneficiato moltissimo dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. Si è creata una grossa intesa tra numerose istituzioni e persone legate al mondo dell’arte, della musica e dello sport. Senza dimenticare la scienza: i cubani hanno fatto passi avanti nella cura per il cancro e l’immunologia e stanno procedendo con studi e sperimentazioni negli Usa, progressi che con un irrigidimento delle regole potrebbero essere messi a rischio.

La fiducia diplomatica

Costruire un rapporto di fiducia tra Paesi non è un’operazione semplice, soprattutto se si parla di Stati Uniti e governo cubano. L’Avana ricorderà sicuramente che Trump il giorno dopo la morte di Fidel Castro twittò che l’eredità dell’ex presidente era fatta di "plotoni d’esecuzione, ruberie, sofferenze inimmaginabili, povertà e negazione dei fondamentali diritti umani”. E questa potrebbe non essere una buona base di partenza per riuscire a raggiungere qualche tipo di accordo.

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