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Usa accusano Assad: "Prigionieri uccisi e bruciati in forni crematori"

Mondo
Immagine d'archivio - Foto: Getty

Gli Stati Uniti mostrano immagini satellitari della prigione di Saydnaya dove verrebbero impiccate 50 persone al giorno. In passato già Amnesty International aveva accusato Damasco di aver eliminato in quel carcere oltre 13mila individui

Duro atto di accusa degli Stati Uniti nei confronti della Siria di Assad. Il governo di Damasco, secondo quanto denunciato da Washington, starebbe impiccando ogni giorno decine di detenuti bruciandone poi i corpi per occultare le prove della strage. Damasco, denuncia l'inviato Usa in Medio Oriente, Stu Jones, "è sprofondato in un nuovo livello di depravazione". Il rappresentante degli Stati Uniti chiama in causa anche Russia e Iran, colpevoli di sostenere il regime di Assad. 

Nella prigione di Saydnaya impiccate 50 persone al giorno

Gli americani hanno presentato alla stampa diverse immagini satellitari da cui emergerebbe che una struttura all'interno della prigione militare di Saydnaya, a circa 45 minuti da Damasco, è stata modificata in un vasto forno crematorio. Qui verrebbero impiccati almeno 50 detenuti al giorno. Nella prigione si trovano migliaia di persone, detenute dal regime in sei anni di guerra civile. Jones si è detto inoltre scettico sull'efficacia delle "aree di de-escalation" decise negli accordi di Astana tra Russia, Turchia e Iran.

Lo scorso febbraio le accuse di Amnesty International alla Siria

Le accuse giunte oggi dagli Usa fanno seguito ad un rapporto di Amnesty International del 7 febbraio scorso, secondo cui nella stessa prigione, definita da chi ci è passato un 'mattatoio', sono stati impiccati non meno di 13.000 prigionieri nell'arco di soli cinque anni, dall'inizio della rivolta del 2011 al 2015. Secondo il rapporto, basato su interviste a 31 ex carcerati e a oltre 50 funzionari, le esecuzioni sono state autorizzate tra gli altri da stretti collaboratori del presidente Assad.

La Siria aveva respinto le accuse di Amnesty

In passato le autorità siriane avevano già respinto le accuse di avere compiuto esecuzioni di massa, ma l'organizzazione ha scritto che a Saydnaya gruppi di 20-50 persone venivano impiccate una o due volte alla settimana, dopo processi-farsa che duravano pochi minuti. I dati si fermano al 2015, ma secondo Amnesty non c'è ragione di ritenere che la soppressione di detenuti non sia continuata. In un altro rapporto, del 2016, l'ong affermava che dal 2011 altri 17.000 prigionieri erano morti a causa delle torture, dei maltrattamenti e delle privazioni. Il governo di Damasco ha smentito la fondatezza del rapporto di Amnesty International, mentre la Russia l'ha bollato come "un'altra deliberata provocazione", giunta in un momento cruciale per la soluzione della crisi siriana. 

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