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Missili Usa sulla Siria: 15 morti. Putin: aggressione a Stato sovrano

Mondo

Raid voluto da Trump per colpire le basi siriane da dove sarebbe partito l'attacco chimico a Idlib. Lanciati 59 missili Tomahawk. Assad: "Damasco reagirà". Ira di Mosca, fregata russa nel Mediterraneo. FOTO - VIDEO - LE REAZIONI - I NUMERI DEL CONFLITTO

Dopo la strage chimica in Siria, il presidente Usa Donald Trump ha deciso di sferrare un attacco militare ad Assad. Nella notte tra il 6 e il 7 aprile, gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili Tomahawk contro la base aerea di Damasco a Shayrat, la stessa da cui, secondo fonti di intelligence, sarebbero partiti i jet che martedì hanno scaricato agenti chimici sulla provincia di Idlib, fatali per oltre 70 persone tra cui almeno 30 bambini. Per l'agenzia Sana le vittime dell'attacco dell’amministrazione Trump contro il Paese del regime guidato da Bashar al Assad sono 15, tra cui 9 civili e 4 bambini le cui abitazioni sarebbero state centrate da alcuni missili.

 

59 missili - Si tratta del primo attacco americano da quando è cominciata la guerra civile in Siria: 59 missili Cruise lanciati da due navi americane nel Mediterraneo. "Nessun bambino dovrebbe patire un simile orrore": è con queste parole che Donald Trump ha dato il via all’operazione. 

 

L'ANNUNCIO DI TRUMP

 

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“La Siria risponderà” - Forte la reazione del regime di Assad che, attraverso il suo consigliere politico, fa sapere che “la Siria e i suoi alleati risponderanno in maniera appropriata a questa aggressione”. Il comportamento degli Usa è stato "spericolato e irresponsabile", ha denunciato lo staff del presidente. 

Al suo fianco è schierata la Russia che, secondo le ultime informazioni, sta schierando nel Mar Mediterraneo la sua task force navale che può contare attualmente su circa 10 tra navi da guerra e di supporto. La fregata si starebbe dirigendo verso l'area dove si trovano le navi militari statunitensi dalle quali nelle ultime ore sono stati lanciati i missili sull'aeroporto siriano di Shayrat.

 

Ira di Mosca, fregata russa nel Mediterraneo - E' stata proprio la Federazione russa a reagire al raid usa sulla Siria. Putin ha da subito parlato di "aggressione contro uno Stato sovrano", che compromette le  relazioni tra Mosca e Washington. Secondo il ministero della Difesa tuttavia, "solo 23" dei 59 missili hanno raggiunto la base di Shayrat, mentre gli altri 36 sarebbero caduti in un luogo "sconosciuto". Dato questo che per Mosca significa che "l'efficacia bellica del massiccio attacco missilistico americano alla base siriana è estremamente bassa".

La Russia, che conferma di essere stata avvisata prima del raid, ritiene inoltre che l'attacco chimico sia stato solo "un pretesto" per l'operazione americana decisa in precedenza, e chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

LE FOTO DELL'ATTACCO

 

 

 

 

La reazione Ue - Prima di agire, Washington ha avvisato anche gli alleati, tra cui la Nato e l'Ue  (TUTTE LE REAZIONI). Per il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, l'uso delle armi chimiche "doveva avere una risposta".

In un comunicato congiunto, i leader francese e tedesca, Francois Hollande e Angela Merkel, sottolineano come "l'intera responsabilità pesi su Assad" e auspicano "sanzioni appropriate dell'Onu" per l'uso delle armi chimiche.

 

Italia: "Attacco proporzionato" - In contatto con loro, si schiera il premier italiano Paolo Gentiloni, ribadendo l'impegno comune "perché l'Europa contribuisca alla ripresa dei negoziati" con Onu e Russia. In una dichiarazione a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha inoltre definito l'attacco "un'azione motivata a un crimine di guerra" il cui "responsabile e' il regime di Assad". "Chi fa uso di armi chimiche non può contare su attenuanti", ha aggiunto, convinto che l'azione americana rimarrà "limitata".

 

Sostegno da Israele - A sostegno dell'azione americana, si schierano anche i nemici storici del regime di Assad. Da Israele all'Arabia Saudita, alla Turchia. Ankara auspica che il lavoro venga "completato" e invoca la rimozione di Assad "il prima possibile". Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, prevede "nuove ondate di migranti" in fuga dalla Siria e chiede una "safe zone".

Gli ultimi attacchi Usa:

 

 

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