Attacco a San Pietroburgo: forse attentatore kamikaze “a sua insaputa”

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L’uomo, 22 anni e originario della città kirghiza di Osh, sarebbe stato fatto esplodere dai suoi complici. Lo ha rivelato a Interfax una fonte vicina alle indagini. Fermate tre persone nella periferia Est della città: avrebbero avuto contatti con Jalilov

 

Non avrebbe avuto intenzione di farsi esplodere il presunto attentatore di San Pietroburgo, Akbarzhon Jalilov, ma sarebbe stato usato come “kamikaze a sua insaputa” dai suoi complici. A riportare questa versione dell’attacco in metropolitana del 3 aprile è Interfax che cita una fonte vicina alle indagini. “Molti indizi indicano che (l’attentatore) avrebbe dovuto solo piazzare gli ordigni, innescati poi da una telefonata”, ha rivelato la fonte. 

 

Gli inquirenti: non era un "kamikaze classico" - Jalilov, quindi, avrebbe solo dovuto piazzare le cariche esplosive e poi allontanarsi. Le indagini preliminari, inoltre, non inquadrano l’uomo come un “kamikaze classico”. “Il suo comportamento, nonché il fatto che si fosse radicalizzato da poco, non rientra nello scenario dell’attentatore suicida. Questa categoria di persone, infatti, viene preparata appositamente e a lungo”, ha rivelato la fonte che avrebbe anche specificato come uno dei compiti dell’uomo potrebbe essere stato quello di preparare le bombe artigianali che poi sarebbero dovute essere “attivate a distanza", senza che lui venisse coinvolto nella detonazione. 

 

Fermati tre presunti complici - Mentre si delineano la dinamica delle esplosioni e il profilo dell’attentatore, sono state fermate anche tre persone, questa mattina. “Al momento si verificano i loro legami con Jalilov”, ha spiegato una fonte delle forze di polizia. Gli inquirenti hanno inoltre perquisito un appartamento alla periferia Est di San Pietroburgo dove gli agenti dei servizi segreti russi hanno riferito di aver trovato “un oggetto che secondo i dati preliminari rappresenta un potenziale pericolo di esplosione”. Si è poi appreso che “nel quadro dell’attività sono stati identificati alcuni cittadini delle repubbliche dell’Asia centrale”. E proprio queste persone potrebbero aver avuto contatti con il presunto autore dell’attacco, come ha riferito il Comitato investigativo. 

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