Incendi in Israele, 60mila persone evacuate. Netanyahu: è terrorismo

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Uno degli incendi scoppiati nei pressi di Haifa (Getty Images)

Violenti roghi, in diverse zone del paese, non hanno provocato vittime ma hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case

Non si arresta l’emergenza incendi in Israele, dove migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. L’emergenza va avanti da tre giorni e la situazione più difficile è nel nord del paese, nella città di Haifa dove sono state chiuse scuole e strade, ma si registrano numerosi focolai anche a Gerusalemme. In 60mila sono già stati evacuati e 56 persone hanno avuto bisogno di cure mediche in pronto soccorso. Secondo il ministro della sicurezza Interna Gilad Erdan, quasi nella metà dei casi le fiamme avrebbero origine dolosa. Intanto i social media arabi esultano e le foto delle fiamme sono diventate virali con lo slogan: "Israele brucia".

 

Incendio doloso è terrorismo – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella conferenza stampa prima della riunione di emergenza del governo ha dichiarato: "Ogni incendio doloso è un atto di terrorismo così come chiunque inciti ad appiccare le fiamme verrà considerato un terrorista. Chi cerca di bruciare la terra di Israele sarà punito con la massima durezza". In precedenza, infatti, il capo della Polizia israeliana, Roni Alsheich, aveva fatto sapere che che alcuni degli incendi in corso sono ritenuti dolosi avanzando il dubbio che dietro ci potesse essere un attacco organizzato e dal carattere nazionalistico. Per accertare la natura delle fiamme è sceso in campo anche lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) che ha già eseguito degli arresti.

 

Siccità e forti venti tra le cause – "Siamo al lavoro 24 ore su 24 – ha aggiunto Netanyahu durante la conferenza stampa – per spegnere le fiamme e salvare vite umane e fino ad ora ci siamo riusciti". Gli incendi di questi giorni, alimentati dai forti venti, sono la conseguenza dall’aridità che è stata causata da due mesi di siccità. Si prevede che le condizioni metereologiche non miglioreranno fino al week-end e, secondo il premier, la situazione rimarrà critica ancora fino a martedì. Per questa ragione “dobbiamo avere capacità operativa fino a quel giorno e dove c'è pericolo di vita procedere allo sgombero della popolazione", ha dichiarato Netanyahu. Gli sfollati saranno ospitati in strutture predisposte per far fronte all’emergenza e la polizia, ha assicurato il primo ministro, vigilerà contro i saccheggi nelle zone incendiate. Intanto Israele ha chiesto la collaborazione internazionale: al momento Grecia, Croazia, Turchia, Cipro e Italia hanno inviato dei propri velivoli. Dalla Russia giungeranno due Be-200 e dagli Stati Uniti il Supertanker 747, un potente aereo antincendio.

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