Trump, lascia il direttore dell’intelligence. Yellen resta alla Fed

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Il generale in congedo aveva preannunciato la sua decisione lo scorso anno. E’ in carica dal 9 agosto del 2010, se ne andrà alla scadenza del mandato di Obama. La governatrice della Banca centrale statunitense: "No a passi indietro sulla riforma finanziaria"

Il direttore dell’intelligence Usa James Clapper ha annunciato le sue dimissioni in coincidenza con la fine del mandato di Barack Obama. Il generale in congedo, che aveva preannunciato la sua decisione già lo scorso anno, è in carica dal 9 agosto del 2010.


Una figura creata da Gerge W. Bush - Il 'Director of National Intelligence' risponde direttamente al presidente. La sua figura venne creata il 22 aprile 2005 dall'allora presidente repubblicano George W. Bush per coordinare le 16 agenzia di spionaggio e controspionaggio Usa. Le dimissioni dei vertici delle agenzie federali dell'amministrazione uscente sono una prassi dopo l'elezione presidenziale, in un'ottica di rinnovamento degli incarichi, soprattutto quando si tratta di un rapporto fiduciario per ruoli delicati, come quelli legati all'intelligence.

 

La Yellen non lascia la Fed – Chi invece sembra non volere lasciare la carica è la governatrice della Fed, la banca centrale statunitense, Janet Yellen. “La mia intenzione è restare per i quattro anni del mandato” ha affermato l’economista, il cui incarico termina a gennaio del 2018.
In audizione davanti al Congresso la presidente ha detto respinto le accuse di Donald Trump, che l’aveva rimproverata di essere troppo politicizzata durante la campagna elettorale e aveva minacciato controlli più severi sull’istituto, sostenendo che la Fed è responsabile davanti al Parlamento ma la banca andrebbe schermata dalla pressione politica.
Parlando della riforma del settore finanziario voluta da Barack Obama, che Trump ha annunciato di voler rivedere, Yellen ha inoltre detto che “non mi piacerebbe vedere passi indietro dopo i recenti miglioramenti”.

 

No a lobbysti nella fase di transazione - Intanto Donald Trump continua a lavorare alla formazione del suo staff dopo le dure polemiche per la nomina di Stephen Bannon a “chief strategist”. La squadra del presidente eletto ha annunciato che tutti i lobbisti saranno esclusi dal transition team e che, nel caso di nomine nella squadra di governo, non potranno tornare al lavoro di lobbying per cinque anni.

 

Si lavora sulla squadra di governo – Le certezze sul team di Trump, comunque, rimangono poche: dopo il raffreddamento della pista che porta Rudy Giuliani alla segreteria di Stato, un nuovo stop arriva dal campaign manager Kellyanne Conway: non è detto, infatti, che i nomi dei futuri ministri siano annunciati prima del Thanksgiving, che quest’anno cade il 24 novembre. Il transition team, comunque, sta lavorando al casting per riempire le caselle di governo ancora vuote.

 

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">My transition team, which is working long hours and doing a fantastic job, will be seeing many great candidates today. <a href="https://twitter.com/hashtag/MAGA?src=hash">#MAGA</a></p>&mdash; Donald J. Trump (@realDonaldTrump) <a href="https://twitter.com/realDonaldTrump/status/799232214793760768">17 novembre 2016</a></blockquote>

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Trump vede Kissinger - Nei prossimi giorni Donald Trump incontrerà l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, responsabile della politica estera del partito repubblicano fin dai tempi di Ronald Reagan. Ma i colloqui più attesi sono quelli con Nikki Haley e Michael S.Rodgers: se per la prima, attualmente governatrice del Sud Carolina, sembrano aperte le porte del dipartimento di Stato, il direttore dell’Nsa pare non avere ancora una posizione futura chiara.

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