Brexit, le grandi banche pronte a lasciare Londra nel 2017

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"Gli istituti non possono aspettare i tempi della politica sull'uscita dall'Unione Europea e sulle future relazioni tra Regno Unito e Ue". Lo dice all'Observer il capo della British Bankers' Association (Bba) Anthony Browne

Torna l'incubo Brexit. I maggiori istituti di credito britannici si starebbero preparando a trasferirsi fuori dal Regno Unito già all'inizio del 2017 per i timori crescenti generati dal Referendum sull'uscita dall'Unione Europa del giugno scorso. A riferirlo è Anthony Browne, il capo della British Bankers' Association (Bba) al periodico londinese The Observer.

 

Via anche le piccole banche -  L’ansia sull’incertezza nelle trattative fra il Regno Unito e l’Unione Europea su Brexit che cominceranno nel marzo prossimo non riguarda solo le grandi banche della City. Anche gli istituti più piccoli starebbero approntando piani per farlo e sarebbero intenzionate a lasciare la Gran Bretagna già prima di Natale. Browne ha avvertito che "il dibattito pubblico e politico al momento ci sta portando nella direzione sbagliata".

 

Le rivelazioni dell'Observer - Il periodico britannico riferisce che secondo una fonte vicina al ministro della Brexit David Davis, lui e il Cancelliere Philip Hammond avrebbero cercato di offrire rassicurazioni alle banche sul mantenimento dello status della City di Londra. Tuttavia, prosegue l'Observer, la dichiarata intenzione del governo di controllare la libertà di movimento degli stranieri nel Regno viene vista nel settore come un duro colpo per qualsiasi possibilità di mantenere l'attuale status delle banche nel Paese. Infatti fino ad ora i cosiddetti 'diritti di passaporto' per i membri del mercato unico permettono alle banche basate nel Regno Unito di offrire servizi finanziari a società e persone nell'intera Ue senza alcun ostacolo.

 

Le parole di Anthony Browne - Il capo della Bba ha messo in guardia i politici britannici ed europei che, a suo dire, sembrano preferire obiettivi dannosi per il commercio internazionale: "Devono rendersi conto che innalzare barriere al commercio nei servizi finanziari oltremanica ci danneggerà tutti". E ricorda che attualmente le banche basate nel Regno "mantengono a galla finanziariamente il continente con prestiti per 1.100 miliardi di sterline: anche questa realtà è a rischio".

 

 

 

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