Usa 2016. Panini, gadget e vip: il fattore italoamericani sul voto

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Giovanna Pancheri

C'è incertezza su chi, tra Hillary Clinton e Donald Trump, conquisterà il voto di chi ha origini italiane. Tradizionalmente a maggioranza conservatrice, la comunità appare infatti quanto mai indecisa sui due candidati. IL VIDEO

I più prudenti parlano di 17 milioni in tutto il paese, i più entusiasti arrivano fino a 25 milioni, sta di fatto che quasi il 7% della popolazione negli Stati Uniti ha una qualche origine italiana. Persone anche capaci di distinguersi: da Fiorello La Guardia, primo sindaco italoamericano di New York negli anni ‘30 fino ai più attuali Nancy Pelosi e Bill De Blasio, da Frank Sinatra passando per Dean Martin e arrivando a Robert De Niro, da Enrico Fermi fino a Madonna e Lady Gaga, gli italoamericani sono stati e restano parte integrante dell’ossatura politica, sociale e intellettuale del Paese. Inseriti ormai in ogni settore, non si riconoscono nell'immagine macchiettistica, chiassosa e colorata a cui a volte ancora erroneamente li si associa, anche se restano profondamente legati ad origini e a tradizioni che in Italia invece si stanno perdendo, come appare evidente facendo un giro per Arthur Avenue nel Bronx, quella che, ormai da anni, viene considerata la vera Little Italy.

 

I panini "Hilary" e "Trump" nella Little Italy del Bronx - Nel mercato del quartiere, tra un bancone che fa la mozzarella, il profumo di pomodori e basilico e vecchie canzoni di Gianni Morandi in sottofondo, ha il suo bancone di salumi ormai da 40 anni anche Davide. Esposti in vetrina ci sono i due panini ‘elettorali’ da lui ideati pensando al voto di novembre. Quello per Hillary è delicato con i pomodori secchi, ma forte allo stesso tempo grazie al salame piccante. Il ‘The Trump’, invece, è ‘ricco’: dal pastrami al tacchino c’è di tutto nella farcitura persino le patatine fritte. Le vendite, nonostante il ‘Trump’ costi il doppio, sono più o meno alla pari sostiene Davide: «Un po’ come i due candidati, la gente è indecisa, ci sono tante cose in gioco in queste elezioni anche per noi in quanto italiani e cattolici, ma nessuno sembra veramente convinto dall’una o dall’altro».

 

Comunità divisa sui due candidati - Un’incertezza che viene evidenziata anche da Micheal Capasso, il Presidente dell’Opera di New York: «Nella nostra comunità in molti sono conservatori pensando al fisco e all’economia, ma liberali quando si tratta, ad esempio, di welfare quindi la scelta non è mai scontata, ma in queste elezioni lo è ancora meno perché entrambi i candidati sono troppo divisivi». 
Esattamente le stesse preoccupazioni che troviamo andando a Washington dove si è tenuto questo fine settimana il Gala annuale della NIAF, La National Italian American Foundation che negli anni è diventata un gruppo di interesse forte e ascoltato tanto che nei suoi Gala in passato non sono mancati politici di spicco e Presidenti americani, non quest’anno però. «Non in un anno elettorale – ci spiega il giovane Presidente John Viola –. La proporzione tra conservatori e democratici nella nostra comunità è 60-40, ma questi candidati generano reazioni contrastanti. Pensi a Trump c’è chi lo adora, ma anche molti che lo odiano davvero». Ce lo conferma anche la figlia di Dean Martin, l’attrice Deena Martin: «Che Dio mi aiuti l’8 novembre! Io ormai non sopporto nessuno dei due». Ma nei confronti di quale candidato stanno facendo più lobby? «Noi i nostri interessi li proteggiamo con chiunque», si sente dire a più tavoli anche perché l’incertezza generale su queste elezioni dove tutto appare possibile porta in fondo ad un comune consenso: nessuno ancora ha idea di chi tra i due, alla fine, arriverà alla Casa Bianca. 

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