Presidente filippino insulta Obama, annullato l'incontro

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Duterte ha intimato al presidente Usa di non interferire sulla violenta campagna antidroga nelle Filippine, costata la vita a oltre 2000 persone. “Figlio di p...”, ha attaccato. La replica: è un tipo colorito. La Casa Bianca: niente vertice

Incidente diplomatico ai massimi livelli tra Rodrigo Duterte e Barack Obama: il capo di Stato filippino ha infatti pesantemente insultato il presidente americano, definendolo un "figlio di p...". Immediata la reazione dell'inquilino della Casa Bianca: "E' un uomo colorito", ha commentato con aplomb Obama. Qualche ora dopo la Casa Bianca ha annunciato di aver annullato l'incontro tra i due leader previsto in Laos.

 

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Gli insulti al presidente Usa - Ben altro linguaggio da bar usato da Duterte, piccato per un'eventuale reprimenda di Obama sulla guerra agli spacciatori che negli ultimi due mesi ha provocato oltre 2.400 morti nelle Filippine. "Devi portare rispetto, non solo sputare domande e dichiarazioni. Figlio di p..., ti insulterò in quel forum", ha affermato il presidente filippino, mentre si stava imbarcando alla volta di Vientiane. "Ci rotoleremo nel fango come maiali se mi farai una cosa del genere", ha aggiunto.

 

La guerra alla droga delle polemiche - La guerra alla droga di Duterte, annunciata e messa in atto non appena salito al potere, ha fatto finora oltre 2.400 vittime, con gli spacciatori uccisi nei raid della polizia ma anche da vigilantes e improvvisati vendicatori tra i cittadini comuni. Una campagna violenta finita nel mirino di associazioni per i diritti umani, gerarchie cattoliche, deputati e Nazioni Unite. Critiche che non hanno toccato l'ex sindaco di Davao, soprannominato il 'castigatore' per il pugno di ferro usato quando governava la città: "altre persone saranno uccise, molte, fino a quando l'ultimo spacciatore non sarà via dalla strada", ha affermato, assicurando che "continueremo fino a quando l'ultimo non sarà ucciso".

 

Duterte: non prendo ordini da nessuno - Duterte ha quindi ribadito che non prenderà ordini da nessuno, men che meno gli Stati Uniti, ex potenza coloniale nelle Filippine. "Non me ne frega niente di quelli che guardano al mio comportamento". Nelle sue invettive, non ha risparmiato neanche l'opposizione interna, prona a suo dire a Washington, criticando "quelli che hanno la capacità mentale dei cani che leccano il culo agli americani". 

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