Attacchi chiesti da Serraj. L'Italia plaude ma nessun invio militari
Fuoco americano contro l'Isis a Sirte. E' la prima volta che gli Usa intervengono in Libia dal 2011. I "primi sette raid" aerei della "missione di 30 giorni" autorizzata da Barack Obama hanno colpito la roccaforte dei jihadisti in Libia, distruggendo blindati e depositi di armi, mentre a terra prosegue l'avanzata delle milizie in una sorta di accerchiamento a tenaglia.
E' stato il governo di accordo nazionale libico a chiedere l'intervento. Come specificato quasi simultaneamente dal premier Fayez al Serraj e dal Pentagono. Tripoli, ha detto il primo ministro "ha chiesto agli Stati Uniti sostegno diretto per condurre attacchi aerei contro lo Stato islamico a Sirte e nei dintorni della città".
Sky TG24 a Sirte: il reportage
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Mosca: "Raid illegali" - Intanto mentre Mosca e Tobruk si dicono contrarie ai bombardamenti degli Stati Uniti, Roma valuta l'uso di Sigonella. A poche ore dal lancio delle prime bombe americane Mosca e Tobruk giudicano "illegali" i raid in quanto "serve una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu". Ma il Palazzo di Vetro ribatte a stretto giro che sono in "linea con la risoluzione delle Nazioni Unite". In un pomeriggio infuocato di continui botta e risposta Obama rompe il silenzio. Vogliamo la stabilità della Libia, ha detto il presidente Usa riferendosi anche alla crisi dei migranti e ribadendo come l'intervento - una "missione di 30 giorni" - sia stato deciso anche per una questione di sicurezza nazionale e per aiutare i libici a "finire il lavoro" nella lotta all'Isis, adottando lo stesso approccio usato in Iraq e Siria.
La linea italiana - Il premier Matteo Renzi è stato informato dei raid. La linea italiana non cambia: come stabilito nel decreto missioni approvato in Parlamento, l'Italia non è coinvolta nelle operazioni militari. Fonti qualificate chiariscono che i caccia da sorveglianza e ricognizione italiani non hanno supportato il blitz, né gli aerei americani sono partiti da basi situate in Italia. "Un'altra guerra è servita", attacca M5S che per mercoledì aveva già ottenuto la discussione in Aula, alla Camera, di una mozione critica con la politica estera italiana. La seduta diventerà l'occasione per un confronto parlamentare sull'intervento in Libia ed il Pd affermerà la linea del governo con una mozione ad hoc, assicurando che il Parlamento sarà coinvolto in eventuali passi futuri.
L'Italia dunque non invierà militari né aerei. Ma spunta l'ipotesi dell'uso della base di Sigonella. "Valuteremo se ci saranno richieste, naturalmente se prenderemo decisioni ne informeremo il Parlamento", precisa a Uno Mattina Paolo Gentiloni, giudicando "molto positivo" l'intervento Usa. In una telefonata con Sarraj il titolare della Farnesina conferma poi la disponibilità dell'Italia a fornire assistenza sul piano umanitario e sanitario, ed il premier libico lo ringrazia per il sostegno. L'Egitto - che sostiene il generale delle forze armate Haftar legato a Tobruk - fa invece sapere di essere solo stato "informato dei raid dagli stessi libici".
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