Mentre il titolo Nintendo vola in Borsa, la mania del nuovo gioco per smartphone si fa sentire anche online. Dove circolano molte notizie false e impazzano le finte applicazioni con un nome simile che installano virus
In pochi giorni ha superato ogni record di popolarità per un gioco su smartphone. In alcuni momenti sono stati registrati tempi di permanenza media superiori a quelli di Facebook, Snapchat, Twitter e Instagram. Dallo scorso weekend è sbarcato anche in Italia, mandando in tilt i server e risultando spesso inaccessibile. Tutta questa euforia per Pokemon Go si è tradotta, da una parte, in una boccata d’ossigeno per le finanze di Nintendo. E, dall’altra, in un’esplosione di fenomeni collaterali, come il lancio di app simili contenenti malware o di bufale di ogni tipo circolanti online.
Malware - Dopo il boom iniziale di Pokemon Go, sono subito arrivate app dal nome simile create per ingannare gli utenti meno esperti. E’ il caso di “Pokemon Go Ultimate”, segnalata dall’azienda di sicurezza ESET su Google Play: una volta installata, l’app cambia nome in “PI Network” e blocca lo schermo dello smartphone con un’immagine dei Pokemon. Dopo aver riavviato il dispositivo, l’app scompare del tutto, ma continua ad essere attiva in background dove risulta cliccare su pubblicità pornografiche che generano guadagni per i creatori dell’app. Dopo la scoperta da parte di ESET, Google Play ha rimosso Pokemon Go Ultimate. Così come non sono più disponibili le app “Guide and Cheats for Pokemon Go” e “Install Pokemongo” che contenevano “scareware”, ovvero pubblicità fraudolente che compaiono in pop-up e dicono che il telefono è stato colpito da un virus. E’ bene quindi fare attenzione a tutte le app che stanno cavalcando l’onda dei Pokemon: l’azienda RiskIQ ne ha contate più di 172 nell’ultima settimana. E il numero è destinato a crescere.
Occhio alle bufale - Un incidente sull’autostrada causato da un giocatore intento a catturare un Pikachu. Un adolescente ucciso dal fratello per paura che venisse eliminata l’app dal telefono. Un cartello della polizia comparso in Australia con minacce per i giocatori di Pokemon Go. Un passante che ha sparato un quindicenne per strada perché distratto a videogiocare. O, ancora: i problemi di accesso a PokemonGo sono dovuti a un attacco hacker dell’Isis. Sono solo alcune delle bufale segnalate dal sito di fact-checking Snopes.com che negli ultimi giorni stanno circolando online. Come ha spiegato Vice.com di queste storie sono state inventate di sana pianta da Cartel Press, un sito che rilancia notizie false per prendere in giro i media tradizionali.
Storie strane ma vere - Accanto alle bufale, ci sono anche molte notizie curiose legate al gioco Nintendo che sono state confermate come vere. E’ il caso dell’uomo che si è messo a catturare mostri mentre la moglie era in ospedale per partorire. O, ancora, del tradimento scoperto da una ragazza proprio grazie agli spostamenti tracciati dall’app. La BBC ha raccolto molte altre di queste storie, tra cui anche quella dei due ragazzi della Florida che nella loro caccia ai Pokemon sono stati confusi per ladri e minacciati con veri colpi di pistola. In seguito a questo evento, la polizia locale ha diffuso una serie di linee guida sul corretto utilizzo di Pokemon Go.
Boom in Borsa - Ancora non è chiaro se l’app sviluppata da Niantic riscriverà le regole dei videogiochi oppure sarà solo una moda estiva. Quel che è certo è che ha già fatto volare i conti finanziari di Nintendo che da anni soffriva la concorrenza di Microsoft e Sony. Dopo l’ultimo rosso in bilancio, il colosso giapponese aveva annunciato l’intenzione di sbarcare nel mondo degli smartphone. La scelta di puntare sulla saga creata da Satoshi Tajiri si è rivelata subito azzeccata: nei giorni scorsi il titolo di Nintendo è cresciuto del 120% e ha superato Sony per capitalizzazione di mercato. Ma il vero potenziale economico di Pokemon Go è tutto da sfruttare: per Niantic, la società produttrice del videogioco che è posseduta in parte da Google e in parte da Nintendo, si aprono piani di monetizzazione ancora più remunerativi, come le sponsorship con grandi marchi o eventuali accordi di marketing con gli esercizi commerciali (per creare dei Pokestop a pagamento, ad esempio).