Juncker: non sarà divorzio consensuale. Lascia Hill, commissario Ue

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"Subito negoziati per l'addio" dicono da Berlino i ministri degli Esteri dei 6 Paesi fondatori dell'Ue. Si dimette il commissario europeo per i servizi finanziari, uomo di Cameron a Bruxelles  SPECIALE - FOTO - VIDEOMAPPE 

Il giorno dopo la Brexit in Europa regna l’incertezza. Nelle prime ore successive alla vittoria del “Leave” nel referendum in Gran Bretagna, il presidente della Commissione Ue Juncker si era affrettato a dire che non si tratta della “fine dell’Unione europea”
A 24 ore dallo storico risultato, lo stesso Juncker precisa che il divorzio tra Ue e Regno Unito “non sarà consensuale” e ha ribadito che Londra deve presentare “immediatamente” la richiesta di avvio dei negoziati per uscire dall'Unione.

 

Il summit - "Subito i negoziati per l'addio" chiedono anche i ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori dell'Unione europea. "Il primo passo spetta a Londra" dice la cancelliera Merkel che lunedì vedrà Hollande e Renzi, che a loro volta si incontrano stasera a Parigi.

 

Si dimette il commissario Ue Jonathan Hill - Arrivano intanto le prime conseguenze del voto: si dimette lord Jonathan Hill, il commissario europeo per i servizi finanziari, uomo di Cameron a Bruxelles. Immediata la decisione di Juncker di affidare il suo portafoglio al vicepresidente della Commissione Dombrovskis.

 

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">Statement on <a href="https://twitter.com/JHillEU">@JHillEU</a> resignation from <a href="https://twitter.com/EU_Commission">@EU_Commission</a> and my intention to transfer his portfolio to <a href="https://twitter.com/VDombrovskis">@VDombrovskis</a> : <a href="https://t.co/a2tt0Ym159">https://t.co/a2tt0Ym159</a>&mdash; Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) <a href="https://twitter.com/JunckerEU/status/746675637637775360">25 giugno 2016</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
 

La petizione - Fa invece discutere una petizione, che in poche ore ha superato i due milioni di firme, per chiedere un nuovo referendum in Gran Bretagna. L'iniziativa promossa da un gruppo di parlamentari inglesi sarà discussa la prossima settimana in commissione ed, eventualmente, in Aula.

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