Regeni, i genitori: "Ue isoli l'Egitto e richiami gli ambasciatori"

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Il padre e la madre del ricercatore ucciso al Cairo hanno chiesto un'azione forte che possa smuovere un'indagine fatta di "carta straccia e false testimonianze"

“Gli Stati membri richiamino i propri ambasciatori e dichiarino l’Egitto un Paese non sicuro”. Ha parlato così oggi Claudio Regeni, padre del ricercatore ucciso al Cairo, che oggi è intervenuto alla Commissione Diritti Umani del Parlamento europeo. Con lui anche la moglie Paola, che ha chiesto che l’ambasciatore Cantini “resti a casa. Non ho ancora capito se l'Italia è amica o no dell'Egitto, ma so che gli amici non uccidono i figli degli amici”.

 

“266 foto che non vorremmo mai mostrare” - I genitori di Giulio Regeni hanno parlato anche delle indagini: “Finora abbiamo solo carta straccia, false testimonianze. Ora chiediamo una forte pressione dell'Europa nei confronti de Il Cairo - ha detto la madre -  Abbiamo una documentazione di 266 foto di cosa è successo a Giulio: una vera enciclopedia delle torture in Egitto. Non vorremmo mai arrivare a mostrare quelle foto”.

 

“L’Europa sospenda gli accordi e faccia pressioni” -  Secondo Paola Regeni i governi sapevano, e avrebbero dovuto avvisare le persone e gli studenti che “ancora vanno in Egitto, un Paese considerato ancora sicuro per il turismo”. Ma quello che i genitori del ricercatore ucciso chiedono è che si alzi la voce e si passi “dalle commemorazioni alle azioni”: “Ora è importante che l'Egitto senta una forte pressione dall'Europa e da tutti i suoi stati membri pur di ottenere una investigazione trasparente - ha detto Claudio Regeni – Si sospendano accordi economici, si faccia monitoraggio dei processi e si offra protezione a chi può offrire notizie alla procura di Roma”.

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