Viaggio del Pontefice nell'isola greca. Ai rifugiati chiede: "Non perdete la speranza". E all'Europa: "Mostri solidarietà"
“Sono qui per dirvi che non siete soli”. È stata intensa e commovente la visita del papa a Lesbo, l'isola diventata simbolo dell'emergenza immigrazione. “L'Unione europea sia solidale con i profughi”, ha esortato Francesco, prima di spiazzare tutti con una mossa a sopresa. Con l'aereo del pontefice, infatti, sono venute via anche tre famiglie siriane. Una decisione maturata e realizzata in una settimana, "a tempi record", ha riferito lo stesso Bergoglio sottolineando che il loro mantenimento e la loro accoglienza sarà a carico del Vaticano (VIDEO).
L'arrivo dei profughi
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"La catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale" - "Andiamo ad incontrare la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale", aveva sottolineato salutando i giornalisti sul volo che da Fiumicino lo portava nella Lampedusa dell'Egeo. Si è rivolto ai leader del mondo non chiedendo ma "implorando" soluzioni alla grave crisi, all'insegna della "solidarietà" e della "dignità".
Le parole del papa
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Il conforto ai migranti - Al campo profughi ha stretto decine di mani, ha asciugato tante lacrime, ha dato una parola a ciascuno. E poi, con i fratelli ortodossi, ha scelto di mangiare in un container per stare intorno alla tavola con una decina di rifugiati. Dopo il pranzo i tre leader religiosi, in un ecumenismo dei fatti e non delle parole, si sono spostati al porto di Mitilene e il momento più forte è stato il ricordo di chi non ce l'ha fatta. Per fare memoria delle vittime delle migrazioni, Papa Francesco, il patriarca ecumenico di Costantinopoli e l'arcivescovo ortodosso greco Hieronymos, dopo aver recitato ciascuno una preghiera e dopo un minuto di silenzio, hanno ricevuto da tre bambini delle corone di alloro che hanno lanciato in mare dal molo.
Il pianto della bimba in ginocchio
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Il riconoscimento alla Grecia - Infine un riconoscimento sentito a quel popolo greco che non ha ceduto alla "illusione delle recinzioni" che non alza muri ma "apre i cuori e le porte" pur immerso in tutte le sue difficoltà. Il rischio di default è stato reale e tante le famiglie del Paese ellenico che nel giro di pochi anni, dalla vita normale sono passati alle file per un pasto alla Caritas. Il premier Alexis Tsipras lo accoglie e lo ringrazia per le parole di accoglienza "quando invece altri leader cristiani in Europa - dice il giovane primo ministro - alzano muri".
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati.</p>— Papa Francesco (@Pontifex_it) <a href="https://twitter.com/Pontifex_it/status/721201500538580992">16 aprile 2016</a></blockquote>
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