Nel pc, trovato nella spazzatura nel covo dei terroristi, Ibrahim El Bakraoui scrive: "Sono ricercato, se continuo così rischio di trovarmi in cella con Salah"
"Non so cosa fare, sono ricercato dappertutto e se continuo cosi rischio di trovarmi in cella con Salah". Questo è quanto ha scritto Ibrahim el Bakraoui, uno dei kamikaze che si è fatto saltare in aria all'aeroporto di Bruxelles, in una sorta di testamento trovato dagli inquirenti belgi in un computer nel covo dei terroristi scoperto a Schaerbeck. A svelarlo il procuratore federale Frederic Van Leuw nel corso di una conferenza stampa.
Esplosivo e detonatori - Insieme al computer nell'appartamento sono stati ritrovati 15 kg di esplosivo di tipo Tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale. Il Tatp - che si confeziona proprio con acetone e altri agenti chimici di facile reperibilità - è lo stesso utilizzato anche negli attentati di Parigi. Il procuratore ha precisato che la prima bomba all'aeroporto è esplosa alle 07,58 vicino al desk 11 e la seconda 9 secondi dopo nei pressi del desk 2 del settore partenze.
La foto con i tre terroristi - Ibrahim El Bakraoui è stato identificato tramite le impronte digitali, mentre il secondo terrorista deceduto nelle esplosioni non è stato identificato. Quindi dei tre uomini che appaiono nel fermo immagine della registrazione delle telecamere di sicurezza di Zaventem ne è stato identificato uno solo, Ibrahim appunto. Suo fratello Khalid si è invece fatto esplodere su un vagone della metro alla stazione di Maelbeek. Quest'ultimo era nato a Bruxelles e aveva nazionalità belga. Entrambi avevano precedenti ma non per terrorismo.
Il taxi sbagliato - Il procuratore ha poi confermato che al covo dei terroristi a Schaerbeek si è arrivati grazie al tassista che si è ricordato di averli portati all'aeroporto di Zaventem. L'uomo era rimasto sorpreso che non gli avessero lasciato toccare le loro valigie. Secondo quando riferito inoltre dal quotidiano Derniére Heure (ma non confermato dal procuratore), i tre erano stati costretti a lasciare nel covo uno degli ordigni perché la società dei taxi li aveva mandato una vettura più piccola di quella ordinata.