Una lettera aperta, scritta dal punto di vista delle vittime, per denunciare l'uccisione di due ragazze argentine e un hashtag per rivendicare il diritto di ogni donna di girare il mondo in serenità
Il testo è scritto in prima persona; è un lungo flusso di coscienza dai contenuti forti e dagli interrogativi che scuotono le coscienze. Il titolo, poi, non lascia indifferenti: “Ieri mi hanno uccisa”. Si chiama così il post su Facebook di una studentessa del Paraguay, Guadalupe Acosto, che sta letteralmente facendo il giro del mondo insieme all’hashtag #viajosola, #iovaggiodasola.
Si tratta di una lettera aperta dedicata a due giovani ragazze argentine di Mendoza, Marina Menegazzo e Maria José Coni, barbaramente uccise qualche giorno fa in Ecuador. “Sono donna e voglio poter viaggiare da sola” si legge nel testo scritto dal punto di vista delle vittime e che ha come obiettivo quello di denunciare la violenza contro le donne e rivendicare la loro libertà. I dati parlano chiaro: nel 2014 in Argentina sono state uccise 225 donne, una ogni 40 ore.
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Marina e Maria Josè avevano 22 e 21 anni, erano molto amiche, viaggiavano da sole e, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avevano pochi soldi. Hanno così accettato ospitalità da due persone. Ma sei giorni dopo i loro corpi senza vita sono stati ritrovati dentro a un sacco.
È stato proprio seguendo il caso delle due giovani che Guadalupe Acosto ha deciso di scrivere. A colpire la sua attenzione e a ferire la sua coscienza sono stati i commenti di coloro che – anche solo per un attimo – si sono chiesti cosa ci facessero due ragazze in viaggio da sole, insinuando che forse in qualche modo le due se la fossero cercata.
“Ancor peggio della morte – scrive Guadalupe - è stata l’umiliazione che ne è seguita. Al posto di chiedersi dove fosse quel bastardo che aveva messo a tacere i miei sogni, la gente ha iniziato a fare domande inutili a me; una morta che non può parlare e che non può più difendersi. Come eri vestita? Perché una ragazza va in giro da sola? Era un quartiere pericoloso, che ti aspettavi”.
Fa un’ultima riflessione la studentessa del Paraguay: se le vittime fossero stati due ragazzi, il mondo sarebbe qui a esprime tutto il suo cordoglio e a chiedere pene esemplari per i colpevoli.
Insomma, si legge nell’ultima riga del post, è ora di “alzare la voce in nome di coloro che sono state messe a tacere. Io lotterò con voi, con lo spirito, e vi prometto che non ci saranno abbastanza sacchi neri per farci stare in silenzio”.