La decisione di Stoccolma arriva dopo il summit a Bruxelles in cui i Paesi del Nord hanno confermato la volontà di proseguire le verifiche fino a quando tutti i membri Ue non rispetteranno le misure concordate. La Commissione: "Non può essere questa la risposta all'emergenza"
Il governo svedese ha esteso i controlli temporanei alle sue frontiere di un mese, fino all'8
febbraio. L'esecutivo ha fatto sapere che "le condizioni nelle quali sono state prese queste decisioni ancora sono valide". Ieri, alla riunione d'urgenza a Bruxelles indetta dal commissario europeo per le Migrazioni Dimitri Avramopoulos, Germania, Danimarca e la stessa Svezia avevano annunciato che non avrebbero tolto i controlli alle frontiere finché tutti i paesi della Ue non avrebbero rispettato le misure concordate per affrontare i flussi di migranti e profughi.
Il vice di Juncker ad Ankara - Intanto, il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ha comunicato che domenica e lunedì sarà ad Ankara per discutere del piano d'azione Ue-Turchia. "Nelle ultime due settimane - ha detto - gli arrivi di profughi sono rimasti relativamente alti. Dobbiamo fare di più. I primi risultati sono incoraggianti ma siamo ancora lontani".
La Commissione: "Risposta non può essere chiusura delle frontiere" - Da parte sua, il commissario all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha confermato che non esiste nessuna ipotesi di cambiare il codice Schengen ma che la Ue insiste sulla necessità di utilizzarne tutte le possibilità per farlo funzionare meglio. "La risposta - ha spiegato - non è cambiare le regole ma farle funzionare". Una posizione ribadita anche dal numero uno della Commissione Juncker, secondo cui la risposta giusta alla crisi dei rifugiati "non è la chiusura delle frontiere": "Il controllo dei confini deve essere collettivo e solo una risposta collettiva può risolvere la situazione".