Incertezza nel Paese dopo le elezioni. Nonostante abbia preso più voti di tutti gli altri, il Partito popolare non ha i numeri per governare, nemmeno insieme ai liberali di Ciudadanos. I socialisti e il movimento di Iglesias: nessuna alleanza col premier uscente. Il leader Pp: "Governo spetta a noi"
Nel frammentato panorama politico del dopo-voto, i partiti spagnoli hanno avviato le manovre per la designazione del nuovo capo del governo. I movimenti di sinistra, il Psoe e Podemos, hanno già sbarrato il passo al Partito popolare di Mariano Rajoy, prima forza politica con il 28%: nessuna alleanza col Pp, hanno detto. Ma il premier uscente non ha dubbi: “Abbiamo vinto e il governo spetta a noi, la Spagna non può permettersi lo stallo politico”.
Verso un governo di coalizione - La vittoria dei Popolari, però, rischia di infrangersi sulla mancanza di alleanze chiare. Per ora l'unico dato certo è la preoccupazione dei mercati. Il premier conservatore uscente, Rajoy, ha confermato che vuole cercare di formare un governo, ma il Pp può contare solo su 123 deputati, ben lontano dalla maggioranza assoluta (176). Né è andata meglio al suo tradizionale avversario, il Psoe, che ha lasciato sul terreno 1,6 milioni di voti, ottenuto 90 deputati, e ora si vede tallonato da vicino da Podemos, che debutta in Parlamento con 69 deputati e 5,2 milioni di elettori appena due anni dopo la sua nascita.
Il no ai popolari di Podemos e socialisti - Il possibile alleato del Pp, i liberali di Ciudadanos, hanno ottenuto il quarto posto ma con solo 40 deputati, il che fa escludere l'ipotesi di un governo di coalizione di centrodestra. Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha già detto che non consentirà ai Popolari di formare il nuovo governo: "Non ci sono dubbi... Podemos non permetterà né attivamente né passivamente al Pp di governare". Anche il socialista, Cesar Luena, ha detto che voterà "no" all'investitura di Rajoy, interpretando il voto come una richiesta di cambiamento. Il 'numero uno' degli ex Indignados ha annunciato anche che comincerà a breve un giro di consultazioni per verificare la possibilità di accordi con altre forze politiche.
Rajoy: non possiamo permetterci stallo - Ha annunciato di aver avviato un giro di consultazioni anche Rajoy, per tentare di formare un "governo stabile". "La Spagna non può permettersi un periodo di stallo politico", ha detto, invitando i dirigenti degli altri partiti ad agire con "senso della responsabilità e lungimiranza politica". Il premier non ha però precisato con quali partiti intende dialogare. Rajoy ha anche annunciato la convocazione nei prossimi mesi di un congresso del Pp e ha rivelato che si candiderà alla propria successione.
Le reazioni internazionali - "La situazione è tale che possiamo felicitarci col popolo spagnolo per l'alto tasso di partecipazione ma a parte ciò non vedo bene con chi ci si possa congratulare in questa situazione": ha sintetizzato la situazione la viceportavoce del governo tedesco, Christiane Wirtz, quando le è stato chiesto se il cancelliere, Angela Merkel, si fosse già congratulato con i vincitori del voto. Inviando una missiva al premier uscente, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha auspicato la formazione di "un governo stabile".
Nel clima di incertezza politica, il premier Matteo Renzi ha colto lo spunto del frammentato Parlamento spagnolo per lodare la riforma elettorale italiana: "Benedetto l'Italicum" che offre "un vincitore chiaro", ha commentato. E poi ha aggiunto: "La Spagna di oggi sembra l'Italia di ieri".